L’associazione Peacelink ha preso visione dell’aggiornamento pubblicato qualche giorno fa relativo alle analisi della Asl sui mitili allevati nei mari di Taranto. Peacelink aveva fatto richiesta ad aprile di quest’anno ad integrazione di quelli chiesti a settembre 2017 relativi allo scorso anno. Nota positiva è la comunicazione della stessa Asl che ci ha informato, rispondendoci a mezzo posta elettronica certificata, che questi dati in futuro saranno periodicamente aggiornati e pubblicati sul loro sito web, quindi non saremo più costretti a fare accesso civico per averli.
I dati della Asl di Taranto aggiornati al 2018 ci consegnano valori preoccupanti con risultati più elevati rispetto a quelli storici rilevati dopo il 2011. I risultati delle analisi relativi ai mesi del 2018 sono più elevati del triennio 2015/2017 se compariamo i dati di ogni mese in relazione a quelli degli stessi mesi del triennio scorso. Questo è un chiaro risultato frutto del bio-accumulo di diossine e pcb che in questi anni ha interessato l’eco-sistema dove vengono allevati i mitili di Taranto: nel Mar Grande e nel Mar Piccolo. Questi dati, già ampiamente commentati sulla stampa dai rappresentanti istituzionali, a nostro avviso non hanno bisogno di una analisi politica ma necessitano di un semplice metodo di lettura analitica che non lascia spazio ad interpretazioni, alla propaganda e dovrebbe far preoccupare chiunque abbia responsabilità dirette nei confronti della salute pubblica e di conseguenza far muovere immediatamente azioni che possano individuare la fonte inquinante, bloccarla e successivamente bonificare le aree.
Il dato rilevato a giugno 2018 nel primo seno del Mar Piccolo, dove ricordiamo che ancora oggi si possono allevare mitili in deroga all’ordinanza regionale che impone “il blocco del prelievo e della movimentazione di tutti i mitili”, facendo riferimento alla sommatoria diossina+pcb, ha un valore più elevato di quelli riscontrati negli ultimi anni dopo il 2011 (tutti i valori di seguito hanno come unità di misura pg/gr): 16,618 (con una incertezza di +/- 2,690). Tutti i mesi del 2018, sempre prendendo in analisi la sommatoria diossina+pcb nel primo seno, sono più elevati dei rispettivi mesi degli anni 2015, 2016. 2017. Di seguito i dati a confronto:
16,618 giugno 2018; 14,881 giugno 2017; 11,453 giugno 2016; 16,186 giugno 2015
13,646 maggio 2018; 9,230 maggio 2017; 11,521 maggio 2016; 8,025 maggio 2015
8,266 aprile 2018; 6,463 aprile 2017; 7,791 aprile 2016; 5,255 aprile 2015
7,352 marzo 2018; 4,189 marzo 2017; 7,367 marzo 2016; 4,052 marzo 2015
6,349 febbraio 2018; 4,144 febbraio 2017; 5,975 febbraio 2016; 5,719 febbraio 2015
5,224 gennaio 2018; 7,163 gennaio 2017; 3,694 gennaio 2015; 3,778 gennaio 2015
Da questi numeri si evince un preoccupante andamento che tende al peggioramento e che può compromettere l’intero eco-sistema del Mar Piccolo, e non solo del primo seno.
Quali sono, invece, i valori per i mitili allevati nel secondo seno del Mar Piccolo e nel Mar grande? I dati delle analisi della Asl rimangono sotto il limite di legge, posto a 6,5 pg/gr, tranne qualche eccezione, ma se li confrontiamo con i risultati delle analisi fatte nelle altre regioni d’Italia ci rendiamo conto che anche in questi specchi d’acqua le cose non vanno benissimo e di certo non si può dire che queste acque si possano bere.
Abbiamo avuto modo di visionare le analisi di laboratorio dell’ultimo test del mensile “il Salvagente”, che proprio alla qualità delle cozze dedica la copertina del numero in edicola dal 28 agosto. Possiamo quindi dire che i valori migliori rilevati nei mari di Taranto sono molto più elevati di quelli delle altre regioni d’Italia. Il confronto fra i risultati delle analisi effettuate a Taranto con quelli ottenuti dalle analisi eseguite in Sardegna e nelle altre regioni dell’alto Adriatico ci porta ad affermare che il dato riferito alla sommatoria diossine+pcb riscontrato nel secondo seno del Mar Piccolo e nel Mar Grande di Taranto, anche quando rimane sotto i limiti di legge è circa 10 volte più elevato rispetto al valore della media nazionale; va peggio se facciamo il confronto con i singoli risultati. Qualche esempio: nel mese di giugno 2018 nel Mar Grande si rileva un valore pari a 4,938 e nello stesso mese nel secondo seno del Mar Piccolo 2,085 mentre il test de “il Salvagente” ci rileva per Olbia 0,53; ad Oristano 0,4; a Ferrara 0,251 e nell’Alto Adriatico 0,471.
Analizzando altri dati riferiti al secondo seno del Mar Piccolo troviamo valori con un andamento peggiorativo rispetto agli anni precedenti. In attesa dei dati del trimestre luglio/settembre 2018 si rileva che lo stesso trimestre relativo all’anno 2017 è il più elevato riscontrato dal 2011 ad oggi: nel mese di agosto 2017 nel secondo seno del mar piccolo si rilevava un valore pari a 6,414; quasi pari al limite posto a 6,5. Nel mese di settembre 2017 si sorpassa il limite di legge con un valore riscontrato pari a 9,985 (con una incertezza di +/-1,296). Anche a Luglio del 2016 nel secondo seno, in due differenti analisi effettuate sul novellame, abbiamo avuto valori oltre i limiti: 7,197 (con una incertezza di +/-0,927) e 7,954 (con una incertezza di +/-0,983). Come si possono trovare questi dati sul novellame nel secondo seno, cioè cozza che deve crescere e diventare adulta? Se erano cozze provenienti dal primo seno avrebbero dovuto subire ordinanza di distruzione alla richiesta di spostamento dal primo al secondo seno e non arrivare qui già con valori oltre i limiti di legge. Le ipotesi sono: o la cozza nociva già da novellame sfugge al controllo quando viene spostata, o queste vengono spostate senza richiesta da parte dei gestori degli allevamenti con conseguente autorizzazione della Asl perché provenienti da allevamenti abusivi nel primo seno o già da novellame si inquinano anche nel secondo seno. In ognuna di queste ipotesi è a serio rischio la salute dell’uomo perché la Asl non può controllare il 100% del prodotto allevato.
Alla luce di questi dati, ancora oggi dal 2011, constatiamo che questi in alcuni casi superano abbondantemente i limiti di legge, anche più del doppio, ed in altri i livelli di azione, cioè quella soglia a partire dalla quale occorre intraprendere azioni specifiche in applicazione del principio di precauzione così come previsto dai regolamenti comunitari.
Ci chiediamo quali siano le azioni intraprese dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci al fine di tutelare la salute dei cittadini di Taranto. I mitili di Taranto sono contaminati da diossine e pcb, la Provincia si è adoperata per identificare il responsabile della contaminazione? Come intende proseguire i suoi lavori il commissario straordinario alle bonifiche, da poco riconfermato nel suo ruolo, Vera Corbelli? A quando una ordinanza sindacale che imponga lo sgombero totale degli allevamenti nel primo seno del Mar Piccolo al fine di intraprendere una bonifica seria e radicale, senza nessuna deroga relativa alla crescita dei mitili e a limiti temporali al fine dello spostamento in altre acque? Sono proprio queste deroghe al divieto di movimentazione nel primo seno che hanno consentito al sistema illecito che opera nella mitilicoltura di introdurre nel mercato autorizzato, in pescherie e ristoranti, mitili contaminati e pericolosi per la salute dei cittadini di Taranto. La relazione della Asl, oggi, ci conferma quanto denunciato da Peacelink nel corso del 2017 e cioè l’inserimento nel mercato regolare ed autorizzato di mitili nocivi ed inoltre frutto di attività illecite e abusive che sfruttano la manovalanza degli extracomunitari inseriti nei sistemi di accoglienza.
La questione mitili di Taranto non può essere più gestita dalle deroghe, dalle “maglie larghe” della politica locale e delle confederazioni di categoria miopi nella visione del futuro di questa città. Questo approccio nei confronti di gravi illeciti che minano la salute delle persone vanifica l’enorme sforzo dei Carabinieri, Capitaneria di Porto, Guardia Costiera e dei Vigili Urbani che in questi mesi hanno effettuato numerosi sequestri di prodotto contaminato, ma questi non possono controllare e sequestrare il totale del prodotto illecito che procura notevoli proventi al comparto ittico illecito. Tutto ciò vanifica anche il lavoro della stessa Asl di Taranto che ha svolto sino ad oggi un enorme lavoro di controllo e che in questo caso non può far altro che rilevare valori non conformi alla legge.
Il primo seno del Mar Piccolo va completamente sgomberato dall’illecito con “tolleranza zero”, senza deroghe e va sottoposto all’immediata bonifica; solo in questo modo, domani, si eviterà anche per il secondo seno la stessa sorte che il primo seno ha vissuto nel 2011 e che ancora oggi vive pur essendo lo specchio d’acqua più fertile di Taranto. I dati ci confermano questa preoccupazione, pertanto vanno programmate ed attuate tutte le misure necessarie per tutelare le nostre ricchezze, il nostro mare.
In questa città l’atto di coraggio ancora oggi incompiuto rimane sempre lo stesso, essere in grado di poter dire: “a Taranto la legge va rispettata, non calpestata”.
Luciano Manna
Associazione Peacelink