Mentre il Ministro Di Maio continua a porre quesiti all’Avvocatura dello Stato sulla regolarità delle procedure di affidamento dell’Ilva ad , Salvini non dice nulla sulla vicenda Ilva, fatta esclusione per una sibillina dichiarazione con la quale si diceva dubbioso sulla possibilità di una chiusura.
Ci viene spontaneo domandare:
è normale che un Partito investa 300.000 euro in corporate bond di Arcelor Mittal, come si legge in un articolo pubblicato da “il Fatto Quotidiano” il 12 luglio e da “L’Espresso” in un inchiesta sui soldi della Lega (3 aprile 2018), ed oggi si trovi nel governo che sta valutano se proprio Arcelor Mittal debba acquisire definitivamente l’Ilva dopo la gestione Commissariale?
A questo punto, lo poniamo noi un quesito al Ministro Di Maio, chiedendogli di farci sapere se, secondo il suo Movimento, questo sia tutto normale e se la curiosa situazione non crei nessun imbarazzo nella sua maggioranza, visto che, per molto meno, abbiamo assistito a linciaggi mediatici nei confronti di diversi avversari politici.
Mentre aspettiamo, probabilmente invano, una risposta, torniamo a chiedere al Governo di far sapere definitivamente se considera da scartare l’ipotesi di intervento pubblico per rimettere la produzione di acciaio e la Fabbrica di Taranto sotto il definitivo controllo dello Stato.
Sarebbe davvero strano, se un Governo composto da forze politiche che si dichiarano sovraniste e parlano di cancellare le privatizzazioni fatte negli scorsi decenni (Alitalia, Autostrade e via di seguito), negasse questa opportunità proprio per la più grande azienda siderurgica d’Europa.
Ci sono circa 20.000 posti di lavoro da salvare, tra diretti ed indotto, la sicurezza per la salute pubblica da garantire e la cessione (ad una multinazionale indiana) di un’azienda strategica per il Paese, da fermare.
Taranto merita chiarezza e, dopo aver praticato una caccia alle streghe nei confronti di chiunque abbia amministrato la cosa pubblica negli ultimi anni, i protagonisti di questo Governo devono chiarire bene cosa vogliono fare davvero e perché una parte di loro, quella che urla “l’Italia agli italiani”, abbia investito soldi (italiani) in azioni societarie dell’acquirente indiano dell’Ilva.
Mino Borraccino