C’è più di qualcosa che il Governo potrebbe fare sulla questione Ilva, in attesa di pareri vari. Per esempio rimuovere ostacoli e inquietanti ombre rispetto alla gestione degli esecutivi precedenti.
Alcuni di questi potrebbero aiutare a far annullare il contratto con Mittal senza subire penali, vediamo come e perché:
1. In caso di accoglimento del ricorso presentato da associazioni e cittadini avverso il DPCM di settembre 2017, o anche della sola richiesta di sospensiva, accadrebbe che il Contratto stipulato con Arcelor Mittal, e tutte le attività successive alla sua sottoscrizione, si intenderebbero non produttive di alcun effetto. In buona sostanza, e senza pagamento di alcuna penale, Arcelor Mittal non entrerebbe in Ilva. Il Ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente hanno prodotto controdeduzioni al ricorso che sono totalmente sfavorevoli alle associazioni e ai cittadini ricorrenti, tanto da chiederne il totale rigetto. Per il Ministero dell’Ambiente queste controdeduzioni sono state firmate dal dott. Lo Presti, una delle persone intercettate per il caso Tirreno Power di Vado Ligure, in cui si parlava anche delle norme scritte per aggirare i sequestri della Magistratura all’Ilva, definite dagli stessi autori come “porcate”. Perché ora i Ministeri competenti non rivedono questa posizione favorevole ad Ilva, se davvero l’intenzione è quella di annullare il contratto con Mittal senza incorrere in penali? Questo ricorso dal basso costituirebbe una straordinaria opportunità per farlo.
2. Possedere certificazioni ambientali comporta una serie di agevolazioni, fra le quali la possibilità di avere un’Autorizzazione Integrata Ambientale della durata di 12 anni. Come fanno gli impianti ILVA a possedere certificati di qualità ambientale su impianti fuori norma e formalmente sotto sequestro? Attualmente Ilva possiede una certificazione UNI EN ISO 14001 versione 2004 che, fra l’altro, scadrà il 15 settembre prossimo, poiché a quella data sarà valida solo la nuova versione UNI EN ISO14001 del 2015. Se non vi si adeguerà perderà il requisito di certificazione. Accredia, l’organismo di controllo degli enti certificatori DIPENDE DAL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO e potrebbe fare le opportune verifiche del caso.
3. L’Osservatorio per l’attuazione dell’AIA Ilva, costituito anch’esso attraverso il DPCM del settembre 2017, è presieduto dal dott. Lo Presti (che dopo le intercettazioni sulla Tirreno Power di Vado Ligure, fu promosso dall’allora Ministro Galletti…). Fra i componenti dell’Osservatorio c’è anche il dott. Fardelli, altro intercettato dal NOE di Savona. Questi due funzionari (mai indagati) fanno tutt’ora parte del Ministero dell’Ambiente e sono tutt’ora al loro posto nell’Osservatorio sull’Ilva.
4. La riconversione economica del territorio, che ha costituito il cavallo di battaglia dei Cinque Stelle su Taranto assieme alla “chiusura progressiva delle fonti inquinanti”, non vede ancora alcun piano programmatico, né azione concreta. I 30 mln previsti dal Ministero dello Sviluppo Economico qualche giorno fa per l’area di crisi industriale di Taranto appaiono un provvedimento estemporaneo, oltre che del tutto insufficiente. La dichiarazione di crisi industriale complessa potrebbe aprire la strada ai fondi europei previsti per la riqualificazione delle professionalità dei lavoratori di industrie in crisi. Ad ora non si conoscono le intenzioni del Ministero dello Sviluppo Economico riguardo a questa importante opportunità.