Personale della Polizia di Stato della Questura di Taranto (Squadra Mobile) ha tratto in arresto e condotto in carcere un 31enne pluripregiudicato di Taranto, colto nella flagranza del reato di estorsione ai danni del Presidente di una Cooperativa Sociale avente sede in questo Capoluogo.
Proprio quest’ultimo, dopo aver subito per diversi mesi numerose minacce e richieste di denaro, si è determinato la scorsa settimana a rivolgersi alla Questura di Taranto e denunciare ogni cosa.
Ha così raccontato che il dicembre scorso l’uomo in questione gli si era presentato rappresentandogli la necessità di ottenere un “affidamento lavorativo”, ovvero di essere ammesso ad una misura alternativa alla detenzione. Conoscendone la fama criminale – trattandosi di persona gravata da numerosi precedenti penali, coinvolta nel blitz “Alias” – e temendo quindi possibili ritorsioni nel caso in cui non avesse accolto la richiesta, si era determinato ad assumere la stessa alle dipendenze della Cooperativa, con mansioni di operaio generico.
L’assunzione avrebbe dovuto semplicemente agevolare l’accoglimento dell’istanza di ammissione alla misura alternativa alla detenzione che il soggetto aveva intenzione di avanzare all’autorità giudiziaria. Lo stesso non avrebbe però svolto alcuna attività lavorativa e, conseguentemente, non avrebbe nemmeno preteso alcuno stipendio.
Eppure, pur non svolgendo alcuna attività lavorativa per conto della Cooperativa – senza peraltro dare contezza della propria assenza dal lavoro -, l’uomo aveva cominciato a pretendere periodiche dazioni di denaro. Non solo. Appena dieci giorni dopo la sua assunzione, aveva riferito alla vittima di aver saputo che nel corso della notte precedente era stata rubata (cosa che di fatto era realmente avvenuta) l’auto di una socia della Cooperativa, dicendosi in grado di farla ritrovare. Forniva nel giro di mezzora il luogo esatto ove l’auto si trovava (precisamente nel quartiere Salinella), pur affermando che non c’entrava nulla con il furto; di essersene interessato, vale a dire, solo per fare un “favore”, chiedendo per contro,ai fini della restituzione, il pagamento della somma di 1500 euro, che avrebbe provveduto a far avere a chi di dovere. Lo stesso giorno consegnava la chiave dell’autovettura, pretendendo ed ottenendo il pagamento della somma pattuita, indicando il luogo preciso ove effettivamente sarebbe stata più tardi rinvenuta l’auto.
Nei giorni successivi aveva più volte ricordato e fatto pesare la propria mediazione, pretendendo ulteriori dazioni di denaro.
Aveva così inizio un’estenuante e consistente serie di telefonate e messaggi dai contenuti ingiuriosi e minacciosi, cui si accompagnavano ripetute visite presso gli uffici della Cooperativa, intimorendo pure gli altri dipendenti. A causa di ciò la vittima era stata indotta a consegnare altro denaro in almeno due occasioni. Ciò fino alla decisione, presa il maggio scorso, di ricorrere al licenziamento, dal momento che l’uomo non aveva svolto un solo giorno di lavoro.
Nelle ultime settimane costui ha ripreso con maggiore insistenza ad avanzare richieste di denaro, ricorrendo a continue telefonate e messaggi dal tono e contenuto decisamente minaccioso ed aggressivo. In un’occasione si era nuovamente recato presso gli Uffici della Cooperativa ed aveva pedinato ed inseguito la vittima per un lungo tragitto, inviandogli nel contempo messaggi (sia di testo che vocali) minatori, avendo cura di fargli sapere di essere a conoscenza di ogni singolo suo movimento.
La giornata di mercoledì la vittima, dopo aver deciso di denunciare il tutto alla Polizia ed ormai stanca delle ripetute minacce, a seguito degli ennesimi contenuti molesti e minacciosi ricevuti, con la pretesa di consegna di altro denaro, decideva di assecondare l’uomo, acconsentendo ad un incontro.
In occasione dello stesso – avvenuto all’interno di un bar sito in questo V.le Magna Grecia -, veniva però, questa volta, predisposto un servizio di osservazione da parte della Squadra Mobile, che consentiva di documentare l’ennesima consegna di denaro (200 euro) e di fermare nell’immediatezza l’uomo, trovato in possesso sia delle banconote poco prima ricevute che del telefono cellulare contenente ancora in memoria le chat con le quali aveva minacciato ed intimorito la vittima. Veniva pertanto tratto in arresto nella flagranza del reato di estorsione e deferito altresì per atti persecutori. All’esito delle formalità di rito, e su disposizione della locale Procura, veniva infine ristretto in carcere.