I blocchi allineati ritrovati al largo di San Pietro in Bevagna, secondo gli esperti, potrebbero essere realmente quelli che costituivano un molo antico, poi ricoperto dalle acque nel corso dei millenni.
Solo pochi giorni fa ho lanciato una breve notizia circa la scoperta di un presunto molo antico, forse riconducibile al periodo romano, a largo di San Pietro in Bevagna, in provincia di Taranto. Gli elementi che avevo raccolto con le immersioni in quelle acque probabilmente non erano sufficienti anche perchè, non avevo ancora sentito il parere di diversi esperti archeologi. Tuttavia, pur nell’incertezza che la scoperta potesse avere una valenza in ambito archeologico, ho provveduto ad informare immediatamente la Soprintendenza Archeologica della Puglia con sede a Lecce, inviando foto ed informazioni attraverso la posta certificata.
In questi giorni, oltre ad aver acquisito altri dettagli con l’utilizzo di un drone (sono un pilota professionista riconosciuto da Enac, anche per le “operazioni in scenari critici”) che mi hanno permesso di acquisire foto e video importanti, ho potuto contattare numerosi archeologi e cattedratici ai quali ho sottoposto il materiale raccolto. Nessuno di loro era al corrente dell’esistenza di questa imponente struttura sommersa al largo di San Pietro in Bevagna e tutti mi hanno parlato di una scoperta che potrebbe rivelarsi molto importante. Un ex dirigente archeologo di esperienza riconosciuta della città di Taranto, consultatosi con altri suoi colleghi, avanza l’ipotesi di un molo del periodo ellenistico dalle dimensioni importanti. Giuliano Volpe, archeologo e accademico e professore ordinario di archeologia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia, poco fa mi ha comunicato che organizzerà, nei prossimi giorni, una spedizione, con i suoi ricercatori, per fare luce sul ritrovamento di San Pietro in Bevagna. La prima parola che mi ha scritto quando ha visto le foto aeree e subacquee che gli ho inviato è stata: “impressionante”. Ho contattato anche la dott.ssa Rita Auriemma, docente e ricercatrice presso la Facoltà di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Lecce, anche lei intenzionata a fare un sopralluogo dopo che ha ricevuto la mia segnalazione. Il Prof. Mario Lazzarini, noto archeologo subacqueo, parla di un’opera che potrebbe rassomigliare ad un molo, presumibilmente di epoca romana. Ho chiesto lumi anche al Prof. Andrea Belluscio, docente presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ho chiesto se avesse mai visto simili strutture in natura, adagiate sui fondali marini, durante le sue innumerevoli ricerche nei mari di tutto il mondo, ma anche lui ha affermato di non aver mai visto nulla del genere di naturale.
Insomma, anche se la mia scoperta è ancora tutta da verificare, è certo che sta suscitando molto interesse tra gli archeologi. Inoltre, il fatto che l’opera si trovi ad una distanza di diverse centinaia di metri dalla costa non deve spegnere l’entusiasmo di chi, come me, vuol credere che effettivamente lì si trovi un pezzo importante di storia antica della nostra regione. Infatti, si sa con certezza, così come riportato dalla letteratura scientifica, che la linea di costa ha avuto nel corso dei secoli notevoli variazioni, sia dal punto di vista morfologico che orografico, con avanzamenti e arretramenti anche di diverse centinaia di metri. Tutto ciò renderebbe più plausibile la possibilità che quella opera, un tempo, potesse essere emersa, considerando anche le oscillazioni del livello del mare nel corso dei millenni.
Alcuni dettagli dell’imponente opera.
Lunghezza e larghezza del presunto molo
Analizzando le foto ed i video da me prodotti, si riesce ad intuire che il presunto molo debba aver avuto una lunghezza di circa 240 metri, una misura veramente importante, considerando che altre opere simili, rinvenute nel Mediterraneo, solitamente non superavano i 150 – 180 metri. La larghezza, invece, doveva attestarsi sui 20 metri.
Grandezza dei blocchi
I lati dei blocchi variano da 1 metro fino a 4 metri. Hanno forma pressoché parallelepipedale con spigoli stondati o hanno forma abbastanza irregolare, comunque sia, risultano in buona parte ben assemblati ed in fila tra loro, separati da un intercapedine.
Profondità 7 metri
Distanza dalla costa
L’opera è esattamente parallela alla linea di costa, si trova al largo ad una distanza che per motivi di sicurezza è meglio non divulgare.
Taranto, li 11 agosto 2018
Fabio Matacchiera