C’è una forza disarmante nel sorriso di Samuel, un bimbo di 8 anni, la cui vita meriterebbe di essere raccontata come se fosse una favola. Magari con il ‘c’era una volta’ riferito a quell’astrocitoma pilocitico diagnosticatogli a due anni. Purtroppo quel cancro c’è ancora e, con lui, l’odissea di due genitori, due fratellini, dello stesso Samuel, costretti a lasciare Taranto e gli affetti per curarsi altrove, per salvarsi la vita.
A raccontare la loro storia per anni inascoltata, sono Antonio e Angelica Morelli, i genitori del piccolo Samuel. La famiglia Morelli, madre, padre e tre bimbi, viveva a Laterza, in provincia di Taranto. «Una vita tranquilla, tre meravigliosi bambini e un lavoro in Ilva», racconta papà Antonio.
Il lavoro in Ilva non va come deve e, a causa della crisi, Antonio viene licenziato. Senza perdersi d’animo, inizia a lavorare come macellaio.
Una sera, di ritorno a casa dal lavoro, giocando con i suoi bimbi Antonio nota che Samuel, all’epoca due anni, non riusciva ad afferrare gli oggetti con la mano destra. A distanza di qualche giorno, i due genitori notano anomalie anche alla gamba destra di Samuel. Da lì decidono di fare una visita e si recano a Matera, dove dopo primi accertamenti si rende necessaria una risonanza magnetica. L’esito è quello che nessun genitore vorrebbe sentirsi comunicare: una lesione tra cervello e cervelletto. Da lì a un’ora inizia il calvario. Samuel viene trasferito immediatamente al Bambin Gesù di Roma in elisoccorso.
«Arrivato lì, mai avrei immaginato l’esistenza di un posto come quello – ci dice papà Antonio – quanti bambini, grandi e piccoli, con e senza capelli. Non potevamo immaginare cosa ci aspettava».
Il giorno seguente prima visita urgente e biopsia, il mostro adesso ha un nome: astrocitoma pilocitico diffuso del tronco encefalico. Samuel per un anno si sottopone a radio e chemioterapia. Le cose sembrano andare bene e nel frattempo la famiglia si è divisa. Gli altri due bambini, Cristian e Emily, per sei mesi hanno vissuto a Torino dai nonni paterni, Antonio aveva perso il lavoro e la casa, per non parlare dei debiti: «a me importava solo della salute di mio figlio».
Dopo un anno a Roma, i medici decidono che Samuel può tornare a casa e fare la chemio ogni quindici giorni. La famiglia si riunisce e rientrano a Taranto, dove oramai non hanno più una casa e si appoggiano dai genitori di Angelica, nonni materni di Samuel. Le cose iniziano a sistemarsi, Samuel sta meglio e Antonio trova lavoro in un supermercato.
«Lo scorso anno a settembre ci siamo trasferiti a Torino per cercare una vita migliore. Ci hanno ospitato i miei genitori fino a quando io e mia moglie abbiamo trovato un lavoro in una impresa di pulizie» racconta sempre Antonio «abbiamo trovato casa e siamo ripartiti da zero. Finalmente avevamo ricominciato» la famiglia sarebbe tornata a Roma a febbraio per le visite di Samuel, ma il piccolo a fine gennaio inizia a stare male e viene trasportato presso l’ospedale Regina Margherita di Torino.
Risonanza d’urgenza e l’incubo. Il cancro è tornato e bisogna intervenire chirurgicamente. Il 12 febbraio 2018, Samuel viene sottoposto ad un intervento delicatissimo durato 12 ore e fortunatamente riuscito. Dopo un mese di degenza viene dimesso, ma torna poco dopo a stare male. Trasportato in ospedale, occorre un nuovo intervento. Samuel viene operato nuovamente.
«L’intervento è andato bene, ringraziamo i dottori e Dio per questo – dice Antonio – ora Samuel dovrà sottoporsi a chemio per un anno e mezzo e fisioterapia perché si trova su di una sedia a rotelle».
Nel frattempo Antonio e Angelica hanno perso il lavoro e tra 15 giorni dovranno lasciare casa perché non riescono a pagare gli affitti arretrati.
Samuel adesso ha 8 anni e lotta da 6 anni. E’ su di una sedia a rotelle perchè una parte del suo corpo è paralizzata, ma non si arrende. E’ la forza e il sorriso di mamma Angelica, papà Antonio, e i fratellini Cristian e Emily. Ha anche vinto un diploma per il gran coraggio. Perché il coraggio dei bambini sta nella naturalezza del sorriso nonostante tutto. Nella voglia di tornare a casa nonostante tutto. Perché Samuel vuole tornare a casa, a Taranto. Quella Taranto in cui la vita vale un tozzo d’acciaio.
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