L’idea di rilanciare il progetto Grande Salento si presta a diverse considerazioni. Innanzitutto va sottolineato il fatto che qualsiasi ipotesi di collaborazione tra istituzioni locali territorialmente rappresentative, quali sono senz’altro i comuni capoluogo dell’area sud della Puglia, merita di essere sostenuta. Per troppo tempo, infatti, la mancata attivazione di percorsi condivisi di pianificazione di Area Vasta ha finito per penalizzare le comunità interessate, in particolare la provincia ionica.
Sotto questo profilo, bene ha fatto il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci a parlare della necessità di adottare scelte strategiche di medio e lungo periodo ritenute indispensabili per consegnare alle future generazioni una città accogliente, europea, colta, con una economia finalmente in grado di valorizzare le vocazioni naturali di Taranto. Non bisogna avere paura di essere ambiziosi e il primo cittadino questo timore fortunatamente non ce l’ha.
Ben venga allora l’eventuale sottoscrizione di un nuovo patto tra le comunità ionico-salentine, sempre che ai tre territori interessati siano poi riservate pari opportunità di sviluppo. Per capirci: se l’aeroporto di Brindisi è giustamente considerato lo scalo di riferimento del Salento, allo stesso tempo si dovrebbe unanimemente sostenere che quello di Taranto è il principale porto della Regione e uno dei più importanti del Mezzogiorno. Viene da domandarsi: nei fatti, è così? Non penso che qualcuno possa sostenerlo se solo consideriamo, per citare una questione non estranea a questo discorso, la definizione delle Zes in Puglia e cioè le Zone Economiche Speciali. Pensiamo alla sanità: qualcuno può forse sostenere che Taranto non sia gravemente penalizzata dalla decisioni assunte a livello regionale? E potremmo continuare a lungo con esempi chiaramente emblematici della posizione di subalternità a cui l’area ionica è stata colpevolmente relegata. Da questa condizione Taranto deve tirarsi fuori con le sue gambe, grazie al coraggio e all’autorevolezza della sua classe dirigente. Se il Grande Salento può servire a supportare questi sforzi allora non mancherà certamente il mio sostegno.
Su altri versanti, deve però essere chiaro che Taranto, Brindisi e Lecce sono destinate a rivestire un ruolo di “cooperazione competitiva”. Si pensi al turismo: è fuor di dubbio che la provincia di Lecce, in particolare, possa vantare una consolidata e vincente strategia di promozione territoriale e turistica avviata non a caso più di venti anni fa. Noi, al contrario, ci misuriamo con questa sfida solo da pochi anni e i risultati, com’è noto, sono assolutamente lusinghieri. Le manifestazioni artistiche e culturali di livello internazionale vanno perciò istituzionalizzate, la mobilità e i servizi pubblici in generale vanno sensibilmente migliorati, va affermato il principio di legalità contro ogni forma di abusivismo e anche a costo di risultare impopolari. Queste e molte altre scelte ricadono nella sfera di responsabilità degli amministratori pubblici locali. Tocca quindi a noi ribaltare il paradigma per il quale Taranto è solo città industriale mentre per il relax e il turismo bisogna rivolgersi, se così si può dire, ai vicini amici brindisini e leccesi.
Taranto e la Terra Ionica devono invece ambire alla leadership anche in questo campo perché disponiamo di una offerta turistica completa e di qualità. Ecco la cooperazione competitiva: collaborare sì nell’interesse comune ma ben sapendo che il primato, in certi settori, è e dovrà essere contendibile. Perché se tutto è destinato a rimanere così com’è, ad avvantaggiarsi da un possibile accordo non saremo certamente noi.
Taranto,13 luglio 2018 Piero Bitetti
consigliere comunale e provinciale