Quello che è accaduto ieri in Acciaieria 1 nello stabilimento ILVA di Taranto, per fortuna senza esiti nefasti, è però la conferma del perdurante clima di precarietà attorno ai lavoratori più deboli della catena produttiva legata al siderurgico. Per questa ragione, in attesa che la stessa ILVA faccia ulteriori accertamenti circa l’emissione di monossido di carbonio all’interno dell’impianto in fermata programmata, chiederemo alla ditta dell’appalto per cui lavorano in somministrazione i cinque operai intossicati, di fornirsi ulteriori delucidazioni su quanto accaduto e sulle procedure operative messe in atto. E’ quanto dichiarano in una nota congiunta Paola Fresi, Antonio Arcadio, Carmelo Sasso, Antonio Simon, Elena De Matteis, Antonio Stasi, segretari generali rispettivamente di Filcams Cgil, Fisascat Fist Cisl , Uiltrasporti Uil, Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Uil. Si tratta di un tema su cui dibattiamo da tempo, ma che continua ad essere fin troppo marginale rispetto alle questioni dei pagamenti dei fornitori, o quelle riferite alle certezze occupazionali per i diretti – continuano i rappresentanti sindacali – Un universo di “invisibilità” che per sua natura continua a macinare nella sua morsa di appalti intermittenti lavoratori che proprio per la delicatezza del lavoro svolto, come nel caso di ieri nell’impianto lavatura fumi, non possono essere in “somministrazione”. Al contrario dovrebbero rispondere a requisiti di certezza e continuità occupazionale che consente di tenere alta l’attenzione su procedure operative, dispositivi e strumenti per la sicurezza.
Taranto lì, 12.07.2018