La proroga al 15 settembre è un’occasione per trovare una soluzione alle problematiche che ad oggi non hanno mai trovato risposte per il futuro occupazionale, ambientale e produttivo di un territorio che non ha più voglia di subire scelte calate dall’alto.
La gestione della vertenza Ilva dell’ex Ministro Calenda non è stata per nulla trasparente e, a partire dal bando di vendita, ha di fatto favorito Arcerol Mittal, consentendogli di sottoscrivere, attraverso il contratto di aggiudicazione del 5 giugno, il libro dei sogni per qualsiasi multinazionale che rilevi uno stabilimento ritenuto più volte, nei decreti che si sono succeduti, un sito d’interesse strategico per il Paese.
A Taranto il 10 febbraio 2016, giorno in cui scadeva il bando di vendita del gruppo ilva per le manifestazioni di interesse all’acquisto dell’Ilva, gli operai del siderurgico e quelli dell’ indotto scesero in piazza per chiedere al governo di modificare quel tipo di impostazione che prevedeva un clamoroso aiuto ai futuri acquirenti, in merito sia all’occupazione che al risanamento ambientale.
Dal bando di vendita si evinceva infatti come quel “adeguati livelli occupazionali” e le misure poco stringenti dal punta di vista ambientale, le quali avevano una percentuale del 15% rispetto al 50% legata all’offerta vincolante, fossero un aiuto ai futuri acquirenti a scapito dei lavoratori e cittadini.
Anche il DPCM del 29 settembre è stato un motivo di scontro con il governo Gentiloni che ha impedito una discussione sul piano ambientale, nonostante fossero state presentate delle osservazioni di merito che necessitavano di un approfondimento e non dell’approvazione di un decreto che ha procurato l’ennesima spaccatura istituzionale con il ricorso al Tar presentato dalla Regione Puglia.
Il 10 maggio si è inoltre determitata una inevitabile rottura tra il Ministro Calenda e una parte del sindacato che ha rispedito al mittente la proposta di accordo che prevedeva, alla fine dell’attuazione del piano industriale, oltre 4000 licenziamenti.
Lunedì saremo al Mise per discutere della complessa vertenza Ilva con il nuovo governo. Crediamo che sia giunto il momento di voltare pagina e riscrivere un finale diverso da quello prospettato all’interno del contratto di aggiudicazione, ed è possibile farlo soltanto se si avvia una nuova fase di ascolto e si cambia radicalmente il piano industriale e ambientale, ascoltando le parti in campo e garantendo un futuro sostenibile per la città di Taranto e lo svilluppo del Mezzogiorno.
Bisogna rompere con il passato e lavorare insieme per traguardare a un nuovo modello di sviluppo sostenibile che diventi un esempio per tutti in termini sia di applicazioni delle migliori tecnologie disponibili sul campo della siderurgia sia dal punto di vista delle bonifiche da attuare su un territorio contaminato da anni di inquinamento selvaggio.
Possiamo cambiare, possiamo farcela!
Taranto, 08/07/2018
Segreteria Provinciale Fiom Cgil Taranto
Francesco Brigati