Alle prime ore del mattino di oggi, i Carabinieri dell’Aliquota Operativa del N.O.R.M. della Compagnia di Martina Franca, coadiuvati nella fase esecutiva da militari del Comando Provinciale di Taranto, con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari Palese e di personale del Nucleo Cinofili Carabinieri di Modugno, hanno dato esecuzione, in vari centri della provincia jonica (San Giorgio Jonico, Monteparano, Roccaforzata e Fragagnano) a 12 provvedimenti cautelari (2 in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 4 obblighi di dimora nel comune di residenza), emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, dott. Giuseppe TOMMASINO, su richiesta del Sost. Procuratore della Repubblica presso il medesimo Tribunale, dr.ssa Giorgia VILLA, nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione a fini di cessione a terzi di sostanze stupefacenti.
Le indagini, avviate nel gennaio 2016 dai Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Martina Franca e coordinate dalla locale Procura, hanno fatto luce su una perdurante attività di spaccio di sostanze stupefacenti nei sopra indicati comuni jonici.
L’attività investigativa, conclusa con l’odierna operazione, è stata avviata dall’Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Martina Franca a seguito dell’arresto operato dai predetti militari e da quelli della Stazione CC di San Giorgio Jonico il 23.01.2016, allorquando, durante un servizio coordinato a largo raggio, il 26enne M.A., all’epoca ristretto in regime di arresti domiciliari, fu sorpreso senza autorizzazione fuori dalla propria abitazione.
Stante la flagranza del reato di evasione, i militari operanti decisero di effettuare delle accurate perquisizioni nei suoi confronti che portarono al rinvenimento di 2,3 kg. complessivi di sostanze stupefacenti del tipo hashish e marijuana, oltre che di una ingente somma di denaro contante, verosimile provento di attività delittuosa.
A seguito dell’arresto, veniva avviata un’intensa attività investigativa anche con l’ausilio di strumenti tecnici che consentiva di far luce sul contesto criminoso nel quale il giovane era inserito, ossia un ambiente nel quale l’attività di spaccio delle sostanze stupefacenti era concepito come regolare attività lavorativa finalizzata al reperimento delle risorse economiche necessarie al sostentamento famigliare ed alla conduzione di un tenore di vita di elevato livello.
Le indagini tecniche hanno permesso, da subito, di acclarare che il ricorso alle attività illecite da parte del 26enne era un fatto ben precedente rispetto al momento del suo arresto e come neppure la carcerazione lo avesse fatto desistere dal dare disposizioni alle persone a lui più vicine su come continuare a condurre lo spaccio durante il periodo detentivo.
In particolare, ciò che emergeva nelle prime battute era il disperato bisogno del 26enne di recuperare importanti somme di denaro necessarie a saldare i debiti da lui contratti per l’acquisto di stupefacenti da fornitori del quartiere “Paolo VI” di Taranto, ammontanti a 19.000,00 euro circa, come peraltro già intuito dagli investigatori a seguito del rinvenimento di un “pizzino” durante la perquisizione domiciliare operata nel corso del suo arresto.
Incaricata del reperimento dei fondi necessari a coprire il debito era T.F., la compagna del 26enne, da lui incaricata con la prescrizione di mettere pressione ai debitori, affinché saldassero le somme dovute, necessarie a pagare i fornitori da un lato, e dall’altro a provvedere al fabbisogno famigliare.
A coadiuvare la T.F. nella esazione delle somme, anche M.S., giovanissimo fratello del 26enne che, come emerso dalle successive intercettazioni di conversazioni telefoniche ed ambientali, risultava perfettamente inserito nel giro dello spaccio.
Il ruolo di primo piano assunto dalla T.F., tuttavia, non riscuoteva consensi nel resto del nucleo famigliare, dal momento che in armonia con talune usanze e consuetudini della società criminale, veniva sostenuta la teoria secondo la quale le donne devono essere fuori dalla gestione delle attività criminose.
Ad esacerbare la disapprovazione del nucleo famigliare nei confronti del coinvolgimento della T.F. nell’attività di riscossione dei crediti vi è un episodio particolare che aveva visto far giungere al 26enne delle minacce, indirettamente rivolte addirittura alla sua figlia piccola, qualora questi non avesse saldato per tempo i propri debiti.
Tuttavia il 26enne non si avvaleva di persone appartenenti solo alla sua sfera famigliare.
In particolare, risultavano avere un ruolo importante nella gestione dei traffici illeciti T.C. e M.M..
T.C., chiamato dagli odierni indagati con l’appellativo di “Aldo”, era considerato da M.S. un suo “ragazzo” ed in effetti risultava anch’egli coinvolto nelle operazioni di recupero dei crediti, nonché in quelle di spaccio, come peraltro riscontrato nel novembre 2016, quando militari della Compagnia di Martina Franca lo sorprendevano nei pressi di una pizzeria di San Giorgio Jonico in possesso di 1,5 grammi di marijuana.
M.M., stretto collaboratore del 26enne, al quale però, come emerso nel corso dell’attività investigativa non è piaciuto l’atteggiamento adottato allorquando durante il periodo della detenzione si è quasi sostituito, scavalcandola alla T.F., nella riscossione dei crediti derivanti dalle precedenti cessioni di sostanza stupefacente. M.M., inoltre, gestiva comunque una sua autonoma attività di spaccio, come riscontrato dai militari operanti quando nel maggio 2016 lo coglievano in possesso di una modica quantità di hashish destinata alla cessione a terzi.
Altro momento topico dell’attività investigativa è stato segnato dalla scarcerazione del 26enne e dal suo collocamento agli arresti domiciliari il 23 aprile 2016, circostanza che gli consentiva di riprendere attivamente le redini delle attività illecite di famiglia, occupandosi di recuperare i crediti, chiarire determinate situazioni a lui non gradite durante la detenzione e approvvigionarsi quanto prima di altro stupefacente da immettere sulla piazza.
Nel maggio 2016, pertanto, il 26enne ed i suoi fidati si preoccupavano di reperire 1 kg. di hashish, di qualità “Best One”, da destinare a M.A., 24enne di Fragagnano.
Detta fornitura veniva curata da R.V. e dalla coniuge M.V. che il 21 maggio 2016 cedevano la sostanza in parola a M.S..
Parte della sostanza, 500 grammi circa suddivisa in vari pezzi, veniva occultata da M.S. in una zona di campagna di Monteparano e recuperata e sequestrata dai militari operanti nelle ore successive.
In dettaglio, quindi, l’attività investigativa ha consentito di:
– far emergere la figura del 26enne quale persona dedita da tempo al traffico di sostanze stupefacenti, con un’adeguata cerchia di collaboratori sia in ambito famigliare sia extra famigliare;
– accertare il mancato ravvedimento del predetto anche durante il periodo della detenzione in carcere quando durante i colloqui con i famigliari impartiva direttive su come proseguire nell’attività criminosa;
– documentare un’attività di spaccio caratterizzata dall’approvvigionamento presso quartieri tarantini e dalla conseguente immissione dello stupefacente nei comuni attigui al capoluogo jonico;
– mettere in risalto come la descritta attività illecita fosse concepita dagli indagati come una vera e propria fonte di sostentamento.
I gravi indizi raccolti, la perduranza delle attività illecite, nonché il ricorso ad un linguaggio esplicito e quasi mai criptico per definire lo stupefacente, hanno indotto il G.i.p. ad emettere l’ordinanza cui oggi si è stata data esecuzione.
Nel corso dell’esecuzione sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro:
– 12 gr. di hashish occultati all’interno della tasca dei pantaloni in uso al 24 enne M.A.;
– 21 gr.di hashish ed un bilancino di precisione rinvenuti su un mobile della cucina dell’abitazione del 26enne M.A. e della convivente T.F.;
– 0,50 gr. di hashish occultati all’interno di un pacchetto di sigarette rinvenuto sulle scale dell’abitazione di T.C..
L’attività è stata convenzionalmente denominata “Best One” in relazione alla specifica qualità dell’hashish richiesta dal M.A., 24enne di Fragagnano al 26enne e che è stata poi oggetto di riscontro e sequestro da parte degli investigatori, come descritto nelle righe precedenti.
In sintesi, nell’ambito del procedimento, in cui sono indagate complessivamente 14 persone, il G.I.P. di Taranto ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 2 persone, di arresti domiciliari per 6 e di sottoposizione all’obbligo di dimora nel comune di residenza per 4 soggetti.
ELENCO SOGGETTI ARRESTATI PER DETENZIONE A FINI DI CESSIONE A TERZI DI SOSTANZE STUPEFACENTI
ASSOCIATI ALLA CASA CIRCONDARIALE TARANTO:
1. M.A., 26enne di Monteparano (Ta);
2. R.V., 27enne di Monteparano (Ta);
SOTTOPOSTI AGLI ARRESTI DOMICILIARI:
3. M.S., 20enne di Monteparano (Ta);
4. T.F., 22enne di Roccaforzata (Ta);
5. M.V., 24enne di Monteparano (Ta);
6. M.A., 24enne di Fragagnano (Ta);
7. T.C., 21enne di San Giorgio Jonico (Ta);
8. M.M., 28enne di Fragagnano (Ta).
Ad essi devono aggiungersi le 4 persone sottoposte alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.