Con preoccupazione apprendiamo che gli agenti penitenziari del Carcere di Taranto, esausti dopo numerosi episodi di allarme e una condizione reiterata di disagio lavorativo, hanno deciso di dar luogo a una protesta che è solo una delle ultime azioni di uno stato denunciato da tempo e di cui il Partito Democratico ha profonda conoscenza e che da anni cerca di risolvere. I ripetuti atti di violenza a danno degli agenti in servizio presso il carcere di Taranto, e la riduzione dell’organico che comporta turni estenuanti e vacatio, recano danno alla sicurezza di agenti, detenuti e lavoratori del carcere, e sono riferibili a una concezione del mondo penitenziario che è lontana dal dettato costituzionale e dalla visione rieducativa della pena.
Questa veniva finalmente risolta attraverso i decreti legislativi di attuazione della riforma dell`ordinamento penitenziario su cui il ministro del PD Orlando ha lavorato per anni e a cui ora manca solo l’ultima firma sul tavolo del nuovo governo. La riforma infatti prevedeva un ventaglio di interventi diversificati basati su una concezione del “carcere” come estrema razio accompagnato da pene alternative e cura e personalizzazione quindi umanizzazione dei percorsi.
Il programma del nuovo governo sulla giustizia invece lascia presagire un ritorno a una concezione medioevale e barbarica della giustizia improntata sull’inasprimento delle pene e carcere come soluzione per tutti i mali.
Eppure gli studi ci dicono che solo le pene alternative accompagnate da percorsi di rieducazione e reinserimento riducono la recidiva. Quindi aumentano la sicurezza.
La riforma penitenziaria cui ha lavorato il governo del PD, venuta fuori da un anno di lavoro degli stati generali delle carceri che hanno coinvolto tutti gli attori, e che vede concordi per la prima volta magistratura, avvocatura, Csm, operatori penitenziaria, volontariato, e detenuti, è il primo atto che si troverà sul tavolo il nuovo governo.
A loro chiediamo solo di apporre la firma definitiva.
Al contempo chiediamo alle istituzioni locali, a partire dalla regione Puglia, che diverse responsabilità hanno su alcuni settori che affliggono la comunità penitenziaria, come la salute, il lavoro e il reinserimento, di essere più presenti e svolgere il ruolo che loro compete e che dal carcere di Taranto latita da tempo. Solo un carcere più giusto può essere più sicuro per agenti, detenuti, e cittadini.
Avv. Giampiero Mancarelli
Segretario provinciale PD Taranto