La Puglia, dopo la Lombardia e il Lazio, è la Regione italiana con la spesa pubblica più alta per le cliniche private accreditate, con un costo procapite (cioè in capo ad ogni cittadino pugliese) di 385 euro, superiore alla media nazionale che è di 357 euro. Dal podio nella spesa per la sanità privata, la Puglia, con 565assistiti l’anno ogni 100mila abitanti, passa alla coda delle regioni italiane per quanto riguarda l’assistenza domiciliare integrata (ADI). La media nazionale è di 1206 assistiti anno ogni 100mila abitanti, con un picco di circa 2800assistiti in Emilia Romagna, in Toscana e in Friuli, e persino 1570 in Basilicata. La fonte è il rapporto Oasi (Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano, a cura dell’Università Bocconi di Milano).
L’Asl di Taranto riassume e rappresenta tristemente questo quadro desolante.
Col piano di riordino ospedaliero regionale, sono stati chiusi i Pronto Soccorsi e riconvertiti i Posti di Primo intervento, soppressi numerosi reparti, ridotti i servizi, mai avviati centri di riabilitazione, distretti e ambulatori pubblici. E nonostante le proteste dei cittadini, a partire dai comitati di Paolo VI e di Grottaglie impegnati con la raccolta di firme per il ripristino dei Pronto Soccorsi e le manifestazioni di piazza, e le reiterate richieste di dialogo da parte della conferenza dei sindaci e dei sindacati, le risposte da parte della Regione Puglia e dell’assessorato alla Sanità sono pari a zero!
Anzi, con delibera del 14/05/2018, la Regione Puglia e l’Asl confermano nei confronti delle cliniche private accreditate nella provincia di Taranto una spesa pubblica superiore ai 67milioni e mezzo (67.534.149,00) per il 2018. Cifra che non ha subito alcuna riduzione restando uguale a quella stanziata nel 2017.
Per rendere l’idea, ricordiamo che le cliniche private a Taranto sono: Casa di Cura D’Amore (5.035.457,00 euro), Villa Bianca (4.569.095,00 euro), CMR (4.981.838,00 euro), Cittadella della Carità (5.298.181,00 euro), Villa Verde (23.637.341,00), San Camillo (9.868.454,00 euro), Santa Rita (2.415.914,00 euro), Casa di Cura Bernardini (11.727.866,00 euro).
Fermo restando che la sanità privata è parte integrante del servizio sanitario nazionale, osservo lo squilibrio nell’Asl di Taranto in favore delle cliniche private, essendo anche esentate dall’emergenza e dall’urgenza e avendo a disposizione un numero di posti letto superiore a quelli pubblici. Il Santissima Annunziata ha 300 posti letto, mentre i privati ne contano 600. Non è condivisibile assolutamente che il riordino sia stato solo a discapito della sanità pubblica. La revisione del piano di riordino si rende necessaria.
Sul versante delle prestazioni riabilitative, ambulatoriali, domiciliari, ecc., la Regione Puglia e l’Asl di Taranto il 15/5/2018, hanno rinnovato il contratto con Osmairm per un importo di circa 22milioni di euro (21.832.631,00). Contratto che prevede 320 posti letto per riabilitazione intensiva ed estensiva, 500 prestazioni ambulatoriali giornaliere, 325 prestazioni domiciliari giornaliere, ed altro. Mi chiedo: e i presidi pubblici di Mottola, Grottaglie, i distretti, gli ambulatori pubblici (la così detta sanità territoriale), come mai non partono? Certo, Osmairm funziona bene, ma è finanziata per intero da fondi pubblici. Come mai per le strutture della sanità pubblica riabilitativa “non ci sono fondi”?
Chi sta decidendo per l’esternalizzazione della sanità pubblica?
Ripeto: occorre una revisione radicale del piano di riordino ospedaliero regionale pugliese!
Taranto, 25 maggio 2018