Il Concerto pro Terra Santa al Villa Natìa di Mottola, organizzato dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Luogotenenza per l’Italia meridionale adriatica, Sezione di Taranto Ionio, Delegazione di Castellaneta, ha richiamato un grande pubblico per l’alta qualità che ha caratterizzato l’evento.
Negli ampi e raffinati spazi della location di Michele Montemurro si è avvertita la sensazione che il tempo si fosse improvvisamente fermato, non solo per la forza di aggregazione tra generazioni che questa musica riesce a trasmettere, ma anche per il modo con cui è capace di parlare al cuore e allo spirito tra melodia e potenza narrativa.
Al concerto, oltre a Cavalieri e Dame appartenenti all’Ordine, sono intervenute numerose autorità civili e militari; diversi anche i rappresentanti del clero diocesano tra cui don Antonio Favale (direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e docente presso la Facoltà Teologica Pugliese di Molfetta), don Vito Mignozzi (docente e direttore dell’Istituto Teologico Pugliese di Molfetta) e don Cataldo Letizia (Cappellano capitano militare).
La serata, magistralmente condotta da Vito Campanella, preliminarmente ha previsto i saluti introduttivi del Delegato dell’Ordine comm. dott. Rosario Gravina e del Cancelliere della Luogotenenza per l’Italia Meridionale Adriatica Gr. Uff. dott. Bernardo Capozzolo. Il dott. Gravina ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito, con dedizione, altruismo e generosità, alla buona riuscita del Concerto pro Terra Santa, in primis l’archeologo cav. Vito Fumarola; ha portato poi i saluti del Priore della Delegazione Mons. Claudio Maniago (Vescovo della Diocesi di Castellaneta) trattenuto da impegni romani, ma ha altresì ricordato e ribadito le finalità dell’Ordine: ”rafforzare nei suoi membri la pratica della vita cristiana, in assoluta fedeltà al Sommo Pontefice e secondo gli insegnamenti della Chiesa, osservando come base i principi della carità dei quali l’Ordine è un mezzo fondamentale per gli aiuti alla Terra Santa. Sostenere ed aiutare in modo concreto le opere e le istituzioni culturali, caritative e sociali della Chiesa Cattolica in Terra Santa, particolarmente quelle del Patriarcato Latino di Gerusalemme. L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme è l’unica istituzione laicale dello Stato Vaticano a cui è affidato il compito di sopperire alle necessità del Patriarcato Latino di Gerusalemme”.
Il dott. Capozzolo, dal canto suo, dopo aver portato i saluti da parte del Luogotenente per l’Italia Meridionale Adriatica S. E. Gr. Uff. prof. notaio Ferdinando Parente, ribadendo la necessità della solidarietà, del sostegno e dell’impegno a favore delle attività dell’Ordine in Terra Santa ove i Cristiani, com’è noto, vivono una situazione difficile e precaria. Sicché ogni piccolo contributo, ogni gesto d’amore e di generosità nei confronti di questi sfortunati fratelli, che vivono nelle regioni dove Gesù ha trascorso la propria vita terrena, rappresenta senza ombra di dubbio, un aiuto davvero provvidenziale foriero di frutti.
Al termine degli interventi ha preso il via il concerto di beneficenza pro Terra Santa per la raccolta dei fondi di solidarietà. Per l’occasione si è esibito l’ensemble d’archi The Hill Quartet, con Vincenzo Barulli (I violino), Giuseppe Simonetti (II violino), Giuseppe Rutigliano (viola) e Francesco Amatulli (violoncello).
Il quartetto, che ha già al suo attivo un’intensa attività artistica sia in campo solistico che nella formazione cameristica e orchestrale, vanta un repertorio di musica classico-romantica, moderna, pop e leggera. L’esecuzione dei brani andava da Mozart a Dvorak, da Lehar a Verdi, dai Beatles ai Coldplay.
Diversi gli sponsor che hanno prestato la loro collaborazione per la buona riuscita della benefica circostanza tra cui Daniele Ambiente, Farmacia Europa, La Cremeria, Leocars, Inark Costruzioni, Officine Grafiche Print & Office, Masseria Liuzzi, Masserie Amodio: queste ultime due hanno esposto i loro prodotti.
Il concerto è stato arricchito anche da una mostra fotografica intitolata “Oltre i muri”, muri che tagliano spesso città e villaggi, che separano le case dei genitori da quelle dei figli, che separano i bambini dalla scuola, i contadini dalla loro terra: un vero percorso attraverso la Palestina (con i suoi 5 milioni di profughi, il più grande popolo di rifugiati al mondo). C’è davvero da interrogarsi allora su come l’Europa possa ancora accettare una situazione così tragica e spaventosa nel suo Mediterraneo. Si tratta di una questione che solo la storia potrà un giorno spiegare.