Il 9 maggio ricorre il 40’ anniversario della morte del professor Aldo Moro. I giorni della sua prigionia, studiandole sui libri di storia, appaiono come tra i più bui della nostra Repubblica. È ricordato, certo, come uno degli ultimi statisti, il Professor Moro, ma il mio vuole essere il tributo al Professore, allo studioso prima ancora che al politico. L’Italia tutta ha nel cuore il ricordo di quell’uomo mite e deciso, integro e delicato. Una figura che mi ha sempre affascinato per il garbo con cui ha affrontato una delle peggiori prove che la vita possa riservare a chi ha messo la propria esistenza al servizio dello Stato.
Taranto ha avuto l’onore di ospitarlo fra i banchi dello storico e prestigioso liceo “Archita”. Ai cittadini, e agli studenti in particolare, suggerisco di approfondire questa storica figura dalla quale è facile scorgere una lezione di moralità, di etica, di dignità e di integrità che ci ha lasciato. Terribili, struggenti e dolorose le lettere che gli storici hanno riconosciuto essere stata scritte dal professor Moro. Terribili, struggenti e dolorose ma che incredibilmente lasciano spazio a una possibile luce di speranza.
“…vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce sarebbe bellissimo.” (Lettera alla moglie Eleonora del 5 maggio 1978)
Il sindaco
Rinaldo Melucci