Il progetto “Tempa Rossa” (Protocollo siglato da Eni in Joint – venture con Total-Shell-Mitsui), prevede la realizzazione di due enormi serbatoi (180.000 metri cubi complessivi) per la capacità annua di 2,7 milioni di tonnellate di greggio che consentiranno alle compagnie di incrementare del 40% l’esportazione complessiva nazionale di petrolio. Una cifra che fa capire quanto sia rilevante il business di cui Taranto sembra essere al centro soltanto per lo sfruttamento del proprio territorio. L’opera da realizzare è un impianto considerato a rischio di “incidente rilevante” secondo la “Direttiva Seveso” e dovrebbe essere sottoposto al superamento delle procedure previste dalla normativa stessa, ma anche su questo non viene fornita nessuna garanzia dal Governo.
Il progetto prevede, fra l’altro:
un prolungamento del pontile, a mare, per una lunghezza di 515 metri; due nuove aree di pompaggio per la spedizione del greggio al pontile; una nuova pipeline per il trasferimento del petrolio dai serbatoi; un impianto di preraffreddamento del greggio; due nuovi impianti di recupero vapore a integrazione dell’esistente;
Questa ennesima infrastruttura, che inciderà pesantemente sul territorio, viene calata dall’alto nonostante tutti gli Enti locali avessero sollevato questioni rilevanti che sono state ignorate. L’autorizzazione non è subordinata ad una compensazione ambientale, indicata e concordata preventivamente con il territorio, ma rimanda tutto alle fasi successive. Il Consiglio dei Ministri, attraverso la Delibera del 22 dicembre 2017, sottolinea la “rilevanza energetica dell’opera” e la “strategicità dell’infrastruttura”, ma non tiene conto delle posizioni degli Enti locali a tutela di salute e ambiente.
Taranto ha bisogno di ridurre le emissioni inquinanti e ancora una volta si sta evitando di coinvolgere un grande protagonista dello scenario produttivo industriale, con conseguente impatto ambientale, in un percorso condiviso verso il raggiungimento dell’obiettivo di ridurre le emissioni attuali.
Noi riteniamo che l’Eni debba essere chiamata a discutere dei suoi progetti complessivi e non sulle singole infrastrutture che intende realizzare. Visto che la produzione energetica degli impianti ubicati in Puglia, per soddisfare il fabbisogno nazionale, supera di moltissimo il quantitativo utilizzato dal territorio, con tutto quello che ciò comporta in termini di inquinamento, noi riteniamo che ad Eni si debba chiedere un impegno per la riconversione della produzione della centrale di Taranto, attraverso l’utilizzo di fonti combustibili a minore impatto emissivo.
Abbiamo più volte indicato quella che è la nostra posizione e la ribadiamo ancora una volta, con la speranza che si riesca a discutere di questo a livello locale e nazionale. La Regione Puglia su questo tema può avere un ruolo importante, anche in virtù del Piano Energetico Regionale esistente (il PEAR realizzato dal Governo Vendola) che indica la strada della riduzione delle emissioni proprio attraverso la sostituzione delle fonti combustibili. Auspico un intervento del Presidente Emiliano per recuperare una interlocuzione reale su questo punto.
Mino Borraccino