Ha preso la squadra a stagione in corso dopo un filotto interminabile di sconfitte, l’ha portata alla salvezza al termine della 3^ interminabile sfida playout con la Silac Manfredonia, vinta per 78-64… soffrendo e poi gioendo. Coach Giulio Caricasole, come se avesse giocato anche lui, torna sulla salvezza conquistata dalla Pu.Ma. Trading Taranto ai microfoni di Toni Cappuccio: “Non è stato facile restare con i nervi saldi e lucidi in partite come queste giocate nei play out del tipo “mors tua, vita mea”, sportivamente parlando, s’intende! Chi ha avuta la fortuna, o la sfortuna, di giocarsele sa di cosa si tratta, sia vivendole spasmodicamente sul parquet e sia, invece, chi soffre di brutto in panchina con l’adrenalina che scorre a fiumi, tanto da mettere a dura prova le benedette coronarie. E’ il bello ma anche il micidiale cocktail nel basket, dove ogni centesimo di secondo sembra un’eternità che può nuocere o far gioire, ancora di più!”
Sulla serie contro la SSD Angel Basket l’allenatore che ha raggiunto anche le finali under 18 con la consociata Virtus Taranto dice: “In gare di questo tipo, come sai bene, c’è poca pallacanestro e più agonismo, per cui, di solito, vince la squadra che ha più voglia e questo succede, ancor di più, col pubblico amico a darti la spinta giusta. Col Manfredonia abbiamo giocato ben 5 partite in totale, tra campionato e play out e ne abbiamo persa solo una ma pericolosa, gara2 in casa loro, mercoledì scorso. Ciò vuol dire, per l’ennesima volta, che nella coda delle fasi finali si ribalta tutto e si ricomincia daccapo come se non ci fossimo mai incontrati.”
Il lavoro ed il compito di un allenatore, in particolare in questi momenti di forte tensione, non è certamente facile. Bisogna agire più da mental coach, a livello psicofisico: “Proprio così e non è affatto facile! E’ un lavoro di continua ricucitura, tra alti e bassi, tipici di un gioco come il basket dove non si è mai certi di avere la partita in pugno. Infatti noi abbiamo smarrito il buon senso nel 1° tempo della 1^ gara in casa ed anche durante la 2^ a Manfredonia. Nel nostro Palafiom, però, non ci siamo smarriti in maniera troppo pericolosa, a parte alcuni momenti che ci stanno, in simili casi, dove il dispendio di energie è più copioso”.
Guardandosi un po’ indietro, tu sei arrivato in corso d’opera ed ovviamente hai avuto il delicato compito di raddrizzare la prua della navicella cussina che stava andando un po’ alla deriva: “E’ un fatto ricorrente, quando si subentra “nel mezzo del cammin”. E’ chiaro che ho dovuto adattare la mia idea di gioco all’organico a disposizione. Una buona squadra, con tanti attaccanti che, in quanto tali, prediligono andare a canestro ed un po’ meno difendere il proprio. In queste ultime gare, sono stati bravi i ragazzi dauni ad imbrigliare la nostra manovra d’attacco con una difesa molto intensa e con cambi sistematici, da manuale match up. La lezione, però, ci è servita perché in questi ultimi due allenamenti abbiamo lavorato proprio su questi aspetti”. E i risultati si sono visti!