Oggi a Roma è stato presentato nella sede della Federazione Nazionale Stampa Italiana il report “Il disastro ambientale dell’ILVA di Taranto e la violazione dei diritti umani”.
Il report è stato coordinato dalla FIDH (Federazione Internazionale dei Diritti Umani), in collaborazione dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani e di HRIC (Human Rights International Corner). PeaceLink ha contribuito al report con informazioni e documentazione a supporto.
Le associazioni per i diritti umani stanno evidenziando le negligenze istituzionali che sono alla base del disastro ambientale e considerano tali negligenze talmente gravi da intaccare la sfera delicatissima dei diritti umani rendendo la popolazione di Taranto meritevole di una attenzione e di un tutela speciale a livello internazionale.
Particolarmente grave è l’immunità penale garantita a chi gestirà l’ILVA fino al 2023.
Nella conferenza stampa è stata evidenziata nei vari interventi l’importanza della recente sentenza della Corte Costituzionale con cui si evidenza lo sbilanciamento della legislazione d’urgenza sull’ILVA a scapito della tutela della vita dei lavoratori e della popolazione.
In quanto presidente di PeaceLink sono intervenuto oggi in videoconferenza nella conferenza stampa svoltasi a Roma.
Al termine del mio intervento ho evidenziato che nella cokeria di Taranto non è stata mai condotta un’indagine epidemiologica sistematica sui lavoratori dell’ILVA. Oggi non sappiamo quanti, fra quelli che vi hanno lavorato, sono morti o si sono ammalati, anno dopo anno. E’ un buco nero su cui mai è stata fatta luce. Ciò costituisce una grave negligenza delle istituzioni. Pertanto ho chiesto che le istituzioni (e in particolare il sindaco di Taranto in quanto tutore e responsabile della salute pubblica) predispongano un’accurata indagine epidemiologica sui lavoratori della cokeria. Tutelando la salute dei lavoratori si può proteggere l’intera della città. Se la salute dei lavoratori è a rischio, sono a rischio anche i cittadini e i particolare i bambini di Taranto.