Al termine di complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di
Lecce ed eseguite dalla Guardia di Finanza della stessa città, sono stati tratti
in arresto, con l’accusa di bancarotta fraudolenta, P. P. (classe 1960), P.G.
(classe 1956), entrambi nativi di Veglie e P.P. (classe 1950), nato a Santa
Cesarea Terme, rispettivamente amministratore di diritto, amministratore di
fatto e commercialista di una società salentina operante nel settore della
vigilanza privata dichiarata fallita nell’anno 2016 dal Tribunale di Lecce.
Dai preliminari accertamenti così avviati, emergeva da subito come i
medesimi soggetti si fossero già resi responsabili, come accertato nell’ambito
di precedenti indagini svolte dal Nucleo di P.E.F. di Lecce, di analoghe
condotte fraudolente poste in essere in qualità di amministratori di un’altra
società, anch’essa operante nel settore della vigilanza privata.
Gli approfondimenti investigativi eseguiti mediante l’analisi della
documentazione aziendale, evidenziavano come l’amministratore di fatto e
quello di diritto della società fallita, avvalendosi della partecipazione attiva del
depositario delle scritture contabili, ponevano in essere condotte decettive
finalizzate a distrarre, mediante artifici contabili, rilevanti poste attive aziendali
quantificate in oltre 10 milioni di euro, procedendo anche all’occultamento di
parte delle scritture contabili, in modo tale da rendere difficoltosa la
ricostruzione degli accadimenti e degli affari della società.
Inoltre, al fine di proseguire l’attività aziendale anche in epoca successiva alla
dichiarazione di fallimento ed in frode ai creditori, tali soggetti costituivano
una nuova società operante nel medesimo settore commerciale, ponendovi
come legale rappresentante un loro ex dipendente, risultato essere un mero
prestanome, cui trasferivano tutti i contratti di vigilanza in essere con i clienti
nonché l’intero compendio aziendale costituito da autovetture e beni immobili.
Al termine delle indagini, il Pubblico Ministero titolare delle indagini, grazie
alle inconfutabili prove emerse, richiedeva al G.I.P. presso il Tribunale di
Lecce, ottenendola, un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari
nei confronti dell’amministratore di fatto e di diritto e del depositario delle
scritture contabili, per il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione e
documentale, nonché il sequestro preventivo dell’intero compendio aziendale
della società fallita.