Nelle scorse settimane il Comune di Taranto ha richiesto l’accesso
agli atti sottoscritti tra ministero, Commissari straordinari e AM
Investco in merito alla cessione del gruppo Ilva, come peraltro suo
diritto in virtù della legge 241/90. A poche settimane di distanza il
Ministero dello Sviluppo economico risponde al Comune che, sebbene sia
un suo diritto, gli viene negato l’accesso agli atti ( piano
industriale, impegni, oneri e diritti sulla proprietà) in quanto ciò
sarebbe lesivo della riservatezza dovuta a soggetti privati in una
logica di “bilanciamento” tra interessi contrapposti. “In sostanza il
Governo sacrifica l’interesse pubblico in favore di quello privato di
Arcelor Mittal. Un fatto gravissimo e inaccettabile a ulteriore
conferma della spregiudicata, incomprensibile e assai poco trasparente
volontà di svendita dell’acciaieria più grande d’Europa”, commenta
Sergio Bellavita, USB nazionale. “Per il Governo Gentiloni prima della
salute pubblica, del diritto al lavoro e al reddito c’è l’interesse di
una multinazionale che ormai ha una posizione di monopolio sulla
produzione di acciaio – prosegue Franco Rizzo, coordinatore
provinciale USB Taranto -. Assumendo questa posizione il Governo cessa
anche formalmente il suo ruolo istituzionale di tutela e
rappresentanza dell’interesse pubblico e si presenta come garante
degli interessi delle imprese”.
“E’ evidente che l’OMISSIS del Governo ha come unico obbiettivo quello
di non rendere pubbliche le condizioni alle quali ArcelorMittal
acquista Ilva per la semplice ragione che ciò renderebbe visibile il
disastroso impatto economico e sociale di tutta l’operazione – va
ancora avanti Bellavita -. Per USB, nessun negoziato è possibile se
non si conoscono le condizioni alle quali il Governo ha ceduto Ilva
alla multinazionale dell’acciaio”.
“Bene hanno fatto la Regione Puglia e il Comune di Taranto a ricorrere
al TAR contro il decreto del consiglio dei ministri che ha approvato
il piano ambientale di ArcelorMittal. Si faccia finalmente
un’operazione verità su questa cessione, si apra ad un piano
straordinario sul presente e sul futuro dello stabilimento e della
città di Taranto. Il Ministero torni a fare il suo mestiere,
rappresentare l’interesse pubblico accesso agli atti di vendita del
gruppo Ilva”, conclude Rizzo.