“La Giunta regionale rispetti le prerogative e le funzioni del Consiglio regionale e includa Taranto e l’area jonica nel percorso degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa e riconosca di interesse regionale il suo innegabile e consistente patrimonio di valore storico-artistico-religioso così come contenuto, del resto, nella mozione, approvata all’unanimità dall’Aula lo scorso 25 ottobre 2016, con la quale si chiedeva di far rientrare l’area jonica nel percorso delle vie Francigene”.
È questo, in estrema sintesi, quanto il consigliere regionale Gianni Liviano chiede nella lettera, con la quale contesta l’avvenuta esclusione di Taranto dall’itinerario francigeno, indirizzata al presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, all’assessore regionale all’Industria turistica e culturale, Loredana Capone, e inviata anche al presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano, al direttore del dipartimento Turismo-Economia della cultura e valorizzazione del territorio, Aldo Patruno, e al presidente dell’Associazione europea Vie Francigene, Massimo Tedeschi.
“Con l’approvazione della mozione – spiega Liviano – la Giunta regionale si impegnava a rivedere la scelta del percorso pugliese delle vie Francigene, compiuta con sua la deliberazione n. 1174 del luglio 2013, e ad includere anche il territorio di Taranto e della sua provincia. A tale impegno – aggiunge nella lettera il consigliere regionale tarantino – non è stato dato seguito tanto è vero che nel protocollo d’intesa tra Regione Puglia e Associazione europea delle Vie Francigene sull’Estensione alla via Francigena nel Sud della certificazione di Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”, approvato con D.G.R. n. 190 del 14/02/2017, non vi è traccia di riferimenti al territorio jonico, nonostante, appunto, una diversa volontà espressa dal Consiglio Regionale all’atto dell’approvazione della mozione a mia firma. Tale dimenticanza, – sottolinea con forza Liviano – oltre a rappresentare un danno per il territorio di Taranto e la sua provincia, che risulta pertanto privato della possibilità di partecipare alle misure di valorizzazione, promozione e recupero destinate a tali itinerari, costituisce anche una negazione di verità storicamente accertate e ampiamente documentabili che attestano la centralità dell’area jonica negli itinerari religiosi percorsi in epoca medioevale”.
Infatti, fa presente Liviano, un lungo tratto della via Francigena coincide con la via Appia (Roma-Taranto-Brindisi), considerata l’asse principale di tutte le comunicazioni dell’Impero Romano, che conservò il suo ruolo di arteria di comunicazione durante tutto il Medioevo.
Taranto era inoltre crocevia di un fitto reticolo viario che comprendeva ben cinque arterie principali (la via Appia da Roma, la via Appia per Brindisi, la mulattiera per Bari, la via per il Salento e quella per il Bruzio) nonché numerose strade secondarie utilizzate dai pellegrini per recarsi a Roma, Santiago di Compostela, presso la Grotta dell’Arcangelo Michele sul Gargano e presso una serie di santuari minori.
“L’utilizzo da parte dei pellegrini diretti in terra Santa dell’ultimo tratto della via Appia, da Taranto a Brindisi, – scrive il consigliere regionale – è testimoniato da numerose fonti storiche, tra cui l’“Itinerarium Bernardi monachi Franci”, documento storico di grande importanza che attesta le tappe di viaggio di un monaco bretone dell’Abbazia di Mont Saint-Michel che compì un pellegrinaggio in Terrasanta tra l’867 e l’870, imbarcandosi proprio da Taranto, e l’Itinerarium Burdigalense del 333 d.C, che costituisce il più antico racconto conosciuto di un itinerario cristiano, scritto da un anonimo pellegrino durante il viaggio da Burdigala, l’attuale Bordeaux, fino a Gerusalemme. Lo stesso San Cataldo, patrono di Taranto, era un monaco irlandese di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, che sbarcò a Taranto “sub habitu peregrini”.
Oltre a queste vie di collegamento che interessavano direttamente il capoluogo, è storicamente accertato che i pellegrini utilizzassero anche strade alternative, ritenute più brevi e sicure: anche questa circostanza è testimoniata dalla presenza di una serie di santuari minori ancora considerati luoghi di culto e di devozione dalle popolazioni locali. Si tratta di luoghi che conservano ancora tracce visibili del passaggio di flussi di pellegrini, come iscrizioni e croci templari incise in diverse chiese rupestri a Massafra, Laterza, Palagianello e Statte (in particolare la Chiesa di Santa Lucia di Palagianello e l’ipogeo di San Posidonio a Massafra).
Nel territorio tarantino è attestata anche la presenza di flussi di pellegrini diretti a Santiago di Compostela, come dimostrato da conchiglie giacomee rinvenute in alcune tombe a Laterza, e dalla presenza di una chiesa rupestre dedicata proprio a San Giacomo con affreschi raffiguranti pellegrini dotati delle caratteristiche insegne: bastone e conchiglia”.
Un’ulteriore tangibile e preziosa testimonianza “è rappresentata dal monastero di Santa Maria della Giustizia, situato a 3 km da Taranto, sulla SS.106 per Reggio Calabria, voluto nell’anno 1119 da Costanza di Francia e Boemondo II ed utilizzato per realizzarvi una domus ad uso dei pellegrini. In tale complesso – scrive ancora Liviano – fu ospitato l’Hospitium peregrinorum, citato nella Bolla del 1188 del Papa Clemente III, con lo scopo di accogliere i pellegrini diretti in Terrasanta (come dimostrano le numerose iscrizioni e testimonianze presenti all’interno) nonché fungere da ospedale per i pellegrini malati. Il porto di Taranto, infatti, fu individuato, in una bolla di Pasquale II del 15 febbraio 1113, come uno dei sei porti della Regione Puglia utilizzabili dai crociati per l’imbarco in Terra Santa (gli altri erano Siponto, Barletta, Bari, Brindisi, Otranto).
Ed è proprio alla luce di tali considerazioni, che costituiscono una sintesi dei contenuti già espressi nella mozione che, ribadisco, è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale in data 25 ottobre 2016 ed alla quale si rimanda per i riferimenti bibliografici, che chiedo – conclude il consigliere Liviano, di intervenire affinché le prerogative e le funzioni del Consiglio regionale vengano rispettate dalla Giunta, includendo, perciò, Taranto e l’area jonica nel percorso degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa riconoscendole interesse regionale nonché il suo innegabile e consistente patrimonio di valore storico, artistico e religioso”.