Per effetto della Sentenza n. 11/2017 del Consiglio di Stato i docenti con diploma magistrale conseguito prima del 2001 potrebbero, da un momento all’altro, essere cancellati dalla GaE (Graduatoria ad Esaurimento), anche se per effetto di quelle graduatorie sono già entrati di ruolo.
E’ questa la ragione principale, per cui i docenti della scuola dell’infanzia e primaria oggi scendono in sciopero.
Sinistra Italiana/LiberiEUguali è del parere che occorre rimediare a questa sentenza che potrebbe portare al licenziamento di oltre 6000 lavoratori e garantire a chi è stato immesso in ruolo di mantenere il proprio posto.
I fatti: con il decreto interministeriale 10 marzo 1997 fu previsto un regime transitorio, che conservò ai diplomi magistrali conseguiti entro l’a.s. 2001/2002 il valore di titolo idoneo alla inclusione nelle graduatorie permanenti o ai concorsi per titoli ed esame a posti di insegnamento.
Tuttavia, a seguito della citata Sentenza del Consiglio di Stato, tale procedura è stata dichiarata infondata giuridicamente, in quanto, per insegnare, è obbligatorio il possesso di una laurea. Sta di fatto, però, che in passato vi sono stati diversi orientamenti giurisprudenziali, che hanno dato ragione a chi rivendicava la situazione di fatto che nel frattempo si era creata: infatti, i diplomati magistrali iscritti nelle GAE a seguito dei contenziosi di cui trattasi sono più di 43.000, mentre sono più di 6.000 quelli che sono stati assunti in ruolo.
Occorre pensare ad una soluzione politica del problema. E’impensabile cancellare un’intera categoria di lavoratori e lavoratrici che in molti casi operano già da anni nella scuola. L’Amministrazione dovrà trovare una soluzione che riconosca i diritti di tutti e non lasci a casa nessuno, evitando una nuova mortificante guerra fra poveri.
Il MIUR ha coinvolto l’Avvocatura Generale dello Stato, chiedendo un parere sui tempi e sulle modalità di applicazione della Sentenza, al fine di garantire l’uniformità di attuazione sul territorio nazionale. Va bene, ma non basta: il problema è di volontà politica ed è in sede politica che va risolto.
Mino Borraccino