Il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, ha partecipato, il 20 dicembre 2017, al Forum Internazionale Port & Shipping Development tenutosi a Shanghai e nel corso di una tavola rotonda ha svolto un intervento “per illustrare”, si evidenzia in una nota dell’Autorità, a “decision makers” della Repubblica popolare cinese la nuova prospettiva della portualità italiana alla luce della recente riforma portuale nell’ottica di esplorare le più innovative ed importanti strategie cinesi di sviluppo e, non ultimo, presentare le opportunità sempre in crescita ed in divenire offerte oggi dal porto di Taranto. Il Presidente ha colto l’occasione per condividere quanto avviato in merito all’istituzione di una Zona Economica Speciale nel porto di Taranto, quale opportunità di attrarre nuovi insediamenti produttivi e, al contempo, di permettere al porto di Taranto di proporsi in maniera più competitiva rispetto ad altri scali del Mediterraneo”.
Le iniziative del presidente Prete sono lodevoli, ma nonostante le grandi promesse del governo e le aspettative che tra gli operatori del settore aveva creato l’istituzione delle Zes, (Zone economiche speciali) nel porti del Mezzogiorno, è evidente che i porti del Sud vivono particolari difficoltà che risultano aumentate dall’introduzione delle Zone logistiche semplificate (Zls) istituite nei porti del Centro e Nord Italia con la legge di Bilancio 2018 dello Stato, così che i potenziali benefici che sarebbero arrivati agli scali del Sud sono stati di fatto annullati.
Secondo quanto riportato dalla rivista on line “The Medi Telegraph”, specializzata sulla portualità, nel 2018 i porti del Sud avranno gravi difficoltà. Il rischio più grande riguarderà il futuro dei porti di Cagliari, Gioia Tauro e Taranto.
Nello scalo di Gioia Tauro in pochi mesi i 40 mila container movimentanti a settimana dal Med Center Terminal Container (Mct) e portati dal mono-cliente e socio Msc sono stati praticamente dimezzati. Sempre stando al The Medi Telegraph, a Taranto “nei dodici mesi dello scorso anno, il traffico merci movimentato dal porto ha registrato una flessione di circa il 12%. Il terminal contenitori dello scalo pugliese è rimasto praticamente deserto per mesi dopo l’addio della compagnia Evergreen che nel maggio del 2015 ha deciso di bloccare ogni tipo di attività al molo polisettoriale”.
La rivista on line aggiunge che “l’Authority del Mar Ionio da mesi è alla ricerca di uno o più operatori che possano prendere in concessione la banchina con l’obiettivo di rilanciare il porto e rioccupare il personale del terminal oggi disoccupato. Al momento è arrivata una sola offerta per la gestione degli spazi da parte della società “Southgate Europe Terminal” costituita tra i soci Zeta System e Taranto Iniziative Produttive”.
Se questo è il contesto, c’è da stare allegri? Penso proprio che sia il caso di aprire un ampio dibattito e capire dove può andare il porto di Taranto, anche partendo dalla Zes e da ciò che intendono fare, per rafforzarla, l’Autorità di sistema dello Jonio e le rappresentanze sociali e istituzionali dell’area funzionalmente collegata dal punto di vista economico al porto di Taranto. Il presidente dell’Autorità del Basso Adriatico, Ugo Patroni Griffi, si è dimesso dal Comitato per la Zes adriatica (che tiene insieme i porti di Manfredonia, Bari e Brindisi) per protestare contro la decisione di istituire le Zls al Nord. Di più: Patroni Griffi ha posto due precondizioni per dare vera forza alle Zes ed “evitare il disastro” descritto dal Medi Telegraph: delega ampia di poteri amministrativi al Comitato di indirizzo delle Zes da parte di Regione, province, comuni e consorzi Asi (semplificazione sostanziale e non meramente formale) così da permettere una vera semplificazione capace di attrarre le imprese disposte a investire in collegamento con la rete logistica collegata ai porti del Sud; istituzione all’interno delle Zes di zone franche (zone doganali intercluse). Da noi, intendo sullo Jonio, silenzio.
Nella provincia di Lecce Confindustria ha condotto una indagine per verificare quali sono le aree industriali e logistiche che potenzialmente sono collegabili e potrebbero rientrare nel recinto della Zes dell’Adriatico. Sempre in provincia di Lecce il presidente della Provincia ha convocato i sindaci per verificare quale contributo gli stessi posso dare alla Zes e chi ha titoli potenziali per potervi rientrare. Da noi, intendo nell’area jonica, è possibile offrire un contributo di merito? O dobbiamo aspettare che tutto venga deciso a Bari o a Roma? E’ ormai chiaro che alla Zes di Taranto saranno assegnati 2.200 ettari dei 4.400 in totale destinati alla Puglia da recintare come Zone economiche speciali. Con quale criterio si deciderà la delimitazione? Oltre alle aree portuali e retro portuali di Taranto quali zone anche non contigue ma collegate al porto da un punto di vista economico funziuonale potranno essere inserite nella Zes? Quale ruolo avrà l’aeroporto di Grottaglie? A queste domande è necessario che anche le istituzioni joniche contribuiscano a dare risposte. Per evitare che tutto si decide nel gioco e nella contrapposizione tra Bari e Roma, dove le logiche portano spesso a costruire gabbie dalle quali i tarantini non riescono a liberarsi. Io invece sono convinto che dobbiamo mettere in campo idee, competenze, decisioni per il futuro di Taranto e della sua provincia. Con orgoglio.
On. Gianfranco Chiarelli