Dopo la rinuncia del presidente Emiliano della richiesta di sospensiva al TAR sul Decreto del Presidente del Consiglio che contiene il Piano Ambientale Ilva si avvivi la nuova discussione. Noi di Sinistra Italiana lo avevamo chiesto, a più riprese, nelle scorse settimane, presentando anche un odg in Consiglio regionale e qualche giorno fa la stessa richiesta veniva fatta dal Premier in carica Gentiloni.
Adesso il Governo non ha più scuse, lo spauracchio della imminente chiusura, fissata per il 9 gennaio, venga definitivamente messo da parte e si proceda con l’applicazione delle linee guida VIIAS di ISPRA e ARPA, inserendo la Valutazione del Rischio Sanitario nell’AIA. Solo in questo modo si potrà garantire l’avvio di un reale processo di compatibilità fra lavoro e salute per il territorio di Taranto. Per definire al meglio le tecnologie con le quali produrre senza nuocere alla salute di lavoratori e cittadini, è necessario individuare le tecnologie e i livelli produttivi, a valle del percorso di valutazione sanitaria. In questo modo si potrà definire un Piano industriale ambizioso che contenga la reale portata degli investimenti da fare per rendere la fabbrica compatibile con la salute e l’ambiente. Come già detto in più occasioni, noi riteniamo indispensabile mantenere i livelli occupazionali attuali e non toccare i diritti dei lavoratori, cosa che invece non accadrebbe con il Piano presentato dall’attuale acquirente Mittal che licenzierebbe circa 4000 lavoratori e renderebbe tutti i rimanenti facilmente ricattabili poiché assunti con il nuovo contratto previsto dal JobsAct. Perché ciò sia garantito, serve dare vita al Consiglio di Sorveglianza in fabbrica, organismo composto dalle rappresentanze dei lavoratori e delle Istituzioni locali, che ha il potere di vigilare sull’attuazione del Piano industriale da parte dell’Amministratore Delegato e di intervenire nei confronti dello stesso, in caso di mancato rispetto del Piano.
A nostro avviso, nessun privato ha mostrato fino ad oggi la disponibilità a mettere insieme responsabilità sociale e utili aziendali, ma tutte le proposte sono state finalizzate soprattutto a garantire profitti per la proprietà. Per questo, riteniamo che l’unico modo per garantire l’attuazione di quanto sopra descritto sia quello di mantenere il controllo pubblico della fabbrica, avviando un piano di investimenti per la sua ambientalizzazione. Taranto, e l’Italia intera, hanno bisogno di politiche industriali e la politica deve riappropriarsi di questo compito che non può essere delegato, ancora una volta, agli interessi di una multinazionale.
Mino Borraccino