Racconti epici della tradizione orale. Per “Heroes”, progetto artistico triennale 2017/19 di Crest e “Tra il dire e il fare” in ATS, sabato 9 dicembre, alle ore 21 al TaTÀ di Taranto, in via Deledda al quartiere Tamburi, in scena “A singolar tenzone” di e con Mimmo Cuticchio, produzione Associazione Figli d’Arte Cuticchio. Biglietto 10 euro, ridotto 7 euro (under 30 e over 65). Info: 099.4725780 – 366.3473430.
Un colpo del piede sulla pedana, un gesto imperioso della spada ricevuta come eredità iniziatica dal maestro Peppino Celano, e la voce possente di Cuticchio chiama a raccolta intorno alle avventure cavalleresche di Orlando e dei Paladini di Francia, che per secoli i giullari cantarono lungo le strade d’Europa, tessendo un tappeto coloritissimo di immagini con le scarne formule della tradizione orale. Le notizie sulle origini del cunto sono così frammentarie e insufficienti da non potere risalire a una data precisa in cui possa essere nato questo tipo di recitazione che, probabilmente, ha un legame con i cantori della Grecia antica prima e dell’antica Roma poi.
A differenza del cantastorie, che è un raccontatore di fatti di cronaca e che accompagna i suoi versi con una chitarra e un cartellone raffigurante i diversi episodi della vicenda, il cuntista racconta in prosa ed è accompagnato soltanto da una spada di legno o di ferro, che gli serve ora per dar fendenti in aria, ora per dare ritmo alle battaglie. Il cuntista evoca i protagonisti della vicenda divenendo corpo sonoro. La sua voce diventa ora tonante, ora carezzevole, ora aspra o struggente, fino ad arrivare ad alcuni momenti drammatici in cui la recita risulta una scansione regolata che supera qualsiasi realismo per raggiungere l’astrazione del suono.
Quando il cuntista racconta una storia, oggi come allora, può concedere un certo margine all’improvvisazione, costruendo ogni vota un nuovo viaggio mentale di cui conosce il tragitto che dovrà seguire, ma nel quale non sa mai cosa incontrerà.
Mimmo Cuticchio
Erede di un patrimonio artistico che assorbe dal padre Giacomo fin da bambino, elabora negli anni la tradizione del teatro dei pupi rinnovandola con continui innesti creativi e valorizzandola attraverso la sperimentazione artistica. Negli anni ’70, affascinato dalle tecniche narrative del cunto, ne segue l’apprendistato da Peppino Celano, che gli insegna anche la costruzione dei pupi secondo un percorso che segue le tappe tradizionali della trasmissione del mestiere. Alla morte del maestro, apre a Palermo nel 1973 il Teatrino dei Pupi di Santa Rosalia, e realizza il suo primo copione “Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro”, cominciando ad arricchire il repertorio tradizionale con nuovi testi e raccontando le gesta di personaggi storici della Sicilia, di eroi omerici e della mitologia. Nel 1977 fonda l’Associazione Figli d’Arte Cuticchio, che incorpora la compagnia omonima. Da quel momento Cuticchio avvia un percorso di rielaborazione del patrimonio culturale tradizionale che proietta i modelli narrativi del cunto e dell’opera dei pupi verso il pubblico moderno, attuando un processo di comunicazione artistica permeato di impegno civile e segnato da uno sguardo rivolto verso la contemporaneità. Il rapporto di Cuticchio con diverse espressioni della scena contemporanea, è segnato dai suoi complessi e assidui rapporti col cinema (Coppola, Tornatore, Turturro, Ciprì e Maresco, Crialese), la fotografia, la radio, l’arte contemporanea (Mimmo Paladino), i generi musicali pop (Lucio Dalla, Loreena McKennith). Dal 1997 dirige a Palermo la prima scuola per pupari e cuntisti.