Passare dalle parole ai fatti su molti argomenti dovrebbe essere la prima prerogativa per il Presidente Emiliano. Sull’Ilva, in particolare, fino ad oggi non vediamo nemmeno un atto amministrativo degno di nota, ma solo parole e discorsi populisti, spesso privi di riferimenti reali. Curiosamente, invece di attaccare il Governo nazionale che ancora oggi consente all’Ilva di operare senza rispettare le leggi della Regione Puglia in materia di riduzione delle emissioni inquinanti, come diossine e benzo-a-pirene, e di Valutazione del Danno Sanitario (completamente elusa grazie alla nuova norma nazionale sull’AIA), il Presidente Emiliano preferisce andare in tv per attaccare l’ex Direttore Generale di ARPA Puglia e la precedente Giunta Regionale, presieduta da Nichi Vendola, che avevano prodotto, per la prima volta nella storia dell’Ilva, controlli e leggi restrittive. Vale la pena ricordare che tutti i dati ambientali e sanitari su cui si basa il processo ILVA, per esempio, sono stati prodotti da organi tecnici e scientifici regionali, strutturati, per la prima volta, durante la Presidenza Vendola. Affermare, come ha fatto Emiliano, che l’ex Direttore di Arpa, quando parla, lo fa rappresentando la vecchia Giunta Regionale, significa forse che il nuovo Direttore Generale di Arpa rappresenta il Governatore attuale della Puglia. Sarebbe un fatto molto grave, se un direttore di un’agenzia così importante come l’Arpa, non fosse imparziale a garanzia dei cittadini, visto che la legge tiene ben separata l’operatività dell’Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiente dal controllo della Giunta e del Presidente della Regione. L’ex Presidente Vendola, ha sempre tenuto a precisare questa importante separazione e, fino a prova del contrario, ha lasciato che ARPA Puglia svolgesse il suo lavoro senza interferire. Ci auguriamo che anche oggi accada lo stesso e che abbiamo interpretato male noi il pensiero del Presidente Emiliano. Anche l’affermazione, sempre fatta da Emiliano, secondo la quale egli non avrebbe confermato Assennato alla guida di Arpa, ragion per cui il Direttore uscente si sarebbe risentito, stride con la realtà dei fatti: Assennato non si è candidato alla conferma, né poteva farlo, in quanto era in pensione e la legge vietava la sua riconferma; l’avvicendamento al vertice di ARPA, quindi, non può aver maldisposto Assennato poiché non avrebbe mai potuto essere riconfermato. A questo punto, su questa vicenda, facciamo sommessamente notare che, dopo 10 anni di Direzione generale di uno dei massimi esperti italiani di salute/ambiente, specializzato presso la Johns Hopkins, quando bisognava individuare il nuovo DG di ARPA, Emiliano annunciava che avrebbe fatto un bando comunitario, mentre invece veniva predisposto un bando pubblicato solo sul sito dell’ Arpa e su quello della Regione, al quale, nonostante tutto, rispondevano personalità di spicco del sistema delle Agenzie nazionali, come Robotto (DG di Arpa Piemonte), e il DS di Arpa Umbria; Emiliano, invece, sceglieva un funzionario del comune di Bari, con profilo Avvocato, poco prima nominato direttore di ARCA Lecce, EX CASE POPOLARI, che aveva come sola referenza lo svolgimento di un incarico dirigenziale a tempo determinato presso la Provincia BAT. Per quanto riguarda l’annuncio, fatto sempre dal Presidente Emiliano, di voler fare causa all’Ilva, ricordiamo al Governatore attuale della Puglia, che la Regione, sotto la guida di Vendola, non solo si è costituita parte civile nel processo ILVA contro l’azienda ma, per la prima volta nella storia, si è costituita anche contro il Presidente in carica e contro tutti i politici e dirigenti indagati, e fin dal primo momento è presente nel processo tramite un avvocato di indiscussa indipendenza e consolidatissima esperienza, scelto al di fuori delle cerchie regionali. In ogni caso, al netto di tutte le esternazioni, è il caso che il Presidente Emiliano si assuma la responsabilità amministrativa delle posizioni che dichiara pubblicamente. Vuole chiudere l’Ilva? Se è questo il suo pensiero, proceda con quanto in suo potere e si faccia carico delle responsabilità delle sue scelte davanti ai cittadini di Taranto e ai lavoratori. Per il momento, mentre lui parla un giorno di produrre acciaio con il gas e un altro di chiudere la fabbrica, il Governo composto dal suo Partito continua a scavalcare tutte le leggi regionali, fatte dalla tanto vituperata Giunta Vendola, che garantirebbero, qualora fossero rispettate, l’abbattimento delle emissioni e una maggiore tutela della salute pubblica. Qualora il Presidente Emiliano non condivida le leggi ancora in vigore nella regione che lui stesso governa, farebbe bene a dichiararlo apertamente, invece di delegittimarle, attaccando chi le ha adottate, e favorendo, così, di fatto, i Governi che non le applicano, a discapito della salute dei cittadini, e a tutto vantaggio delle proprietà, vecchie e nuove, dell’Ilva. Se Emiliano sta con i Governi nazionali, che fino ad ora nulla hanno fatto per tutelare ambiente e salute a Taranto, abbia il coraggio di dirlo apertamente, invece di esercitarsi in sterili campagne propagandistiche di stampo populista.
Mino Borraccino