Incomprensibile la bocciatura in Commissione Sanità della pdl sulla piena attuazione della legge 194/78
Quando si tratta di garantire i diritti essenziali, in particolare delle donne, si comportano quasi tutti come Ponzio Pilato.
È accaduto, purtroppo, oggi in Puglia, dove due rappresentanti del Movimento 5 stelle hanno contribuito ad affossare in compagnia delle destre e di un rappresentante di una lista civica di Emiliano, la nostra proposta di legge per la piena applicazione della legge 194, in discussione oggi in III Commissione consiliare.
Una vergogna, un atteggiamento da sepolcri imbiancati, in una regione in cui ci sono appena 23 ginecologi non obiettori negli ospedali pubblici, disposti a praticare l’interruzione volontaria di gravidanza.
Una vergogna per una regione in cui alla mancanza del pubblico sopperiscono i privati che fanno affari d’oro, a causa di un sistema che non garantisce i diritti sanciti da una legge di 40 anni fa.
Una vergogna per una regione in cui purtroppo torna attuale la pratica dell’aborto clandestino per tutte quelle donne che non hanno sufficienti possibilità economiche, come denunciato dalla Consulta regionale femminile.
Fa specie che per ingraziarsi qualche voto di qualche particolare ambiente, si calpestino in questo modo osceno una legge dello Stato e i diritti essenziali.
Fanno perenne campagna elettorale sulla pelle e sulla salute delle donne.
Non ci fermeremo. Porteremo la nostra proposta di legge in Consiglio regionale. Vedremo se avranno il coraggio di affrontare pubblicamente il dibattito e dire con chiarezza che non vogliono rispettare i diritti delle donne. Oggi è stata scritta una nuova brutta pagina della politica a danno della donne e della libertà di scelta in materia di gravidanza consapevole.
La bocciatura della proposta di legge a mia firma per la corretta applicazione in Puglia della legge 194/1978 rappresenta una incomprensibile limitazione delle prerogative formalmente riconosciute alle donne ben 39 anni fa, ma che ancora oggi non sono, evidentemente, effettive, nella nostra regione come altrove. Purtroppo devo prendere atto di come un approccio confessionale alla politica e ottusamente ideologico abbia portato a questa insensata bocciatura, dovuta, da un lato, ad una nuova spaccatura all’interno della maggioranza di centrosinistra (con il PD che, assieme a MDP e Sinistra Italiana, ha votato a favore, l’Udc che si è astenuta, e la lista civica “La Puglia con Emiliano” che ha votato contro assieme al centrodestra) e, dall’altro, all’ambiguità del Movimento 5 Stelle che se a parole si è dichiarato favorevole allo spirito della legge, in concreto, poi, non ha partecipato alla votazione per ragioni risibili, annunciando la volontà di presentare su questo argomento solo una mozione. Eppure che vi sia la necessità di intervenire legislativamente per consentire in Puglia la corretta applicazione della legge 194/78 è emerso con chiarezza dalle audizioni svolte in commissione. I dati comunicati dai Direttori Generali delle ASL, infatti, confermano in maniera inequivocabile come la presenza media del 90% di medici obiettori di coscienza negli ospedali pugliesi renda molto difficoltoso il ricorso agli interventi di interruzione volontaria di gravidanza per tantissime donne che, non potendo usufruire del servizio pubblico, si rivolgono a cliniche private o direttamente all’estero, quando non a pratiche clandestine e, pertanto, molto insicure per la loro salute.
Anche alla luce di queste considerazioni e dei rilievi fatti emergere dall’ufficio legislativo del Consiglio, avevo presentato degli emendamenti in Commissione finalizzati a depurare la proposta da ogni retaggio che potesse in qualche modo essere considerato ideologico. Non è in gioco, infatti, la possibilità di sventolare una bandiera di appartenenza, quanto piuttosto la necessità di fornire una risposta efficace dinnanzi ad un problema che gli stessi responsabili delle ASL pugliesi hanno riconosciuto come molto rilevante. Oggi finanche il Giornale cattolico AVVENIRE attaccava questa proposta di legge pugliese tacciandola come ideologica. Purtroppo lo stesso approccio laico e responsabile non hanno avuto altri colleghi che, loro sì, contrapponendo solo argomentazioni ideologiche di natura confessionale, hanno tradito il basilare principio di laicità delle istituzioni, frustrando le aspettative di tutti coloro che guardavano con fiducia alla possibilità di risolvere attraverso la mia proposta di legge questo annoso problema.
Ma io non demordo e di sicuro questa bocciatura non basterà ad archiviare questo tema, molto sentito soprattutto tra le donne e i movimenti femminili.
La battaglia infatti continua e sono pronto a chiedere l’iscrizione della proposta di legge all’ordine del giorno del Consiglio Regionale, nonostante il parere sfavorevole della Commissione.
Dovrà essere tutta la massima assise regionale ad esprimersi sul punto e ad assumersi le proprie responsabilità dinnanzi alle donne pugliesi.
Mino Borraccino