Le cifre del Contratto istituzionale di sviluppo farebbero a pensare a un forte rilancio dell’economia e dell’occupazione a Taranto. Il Ministro De Vincenti, l’altro ieri in città, ha parlato infatti di 490 milioni di euro, dei quali 92 per interventi già conclusi e 398 per opere in esecuzione. Sono previsti altri lavori per ulteriori 357 milioni, una riprogrammazione di 105 milioni e un aumento di 70 milioni dello stanziamento da destinare alla sanità.
Tanto denaro, dunque, ma i tempi appaiono eccessivamente lunghi. Il territorio avverte infatti l’esigenza di dare un’accelerazione ai lavori, soprattutto per quanto riguarda le bonifiche, anche perché riguardano direttamente la salute dei tarantini.
E poi occorre puntare decisamente sulla crescita occupazionale, considerando che su Taranto non c’è stato e non è previsto, al momento, alcun tipo di investimento che produca nuovi posti di lavoro. Anzi ci sono diverse aziende in crisi o che stanno licenziando (Tct, Vestas e Miroglio, Marcegaglia, Tecnomessapia ecc.) e per le quali si tarda a trovare una soluzione.
Sullo sfondo, infine, la grande paura legata all’Ilva, con i 4.000 esuberi annunciati da Mittal, ai quali si aggiungerebbero i lavoratori di indotto, appalti e servizi. Considerando le cifre consistenti del Cis, questi ritardi e questa assenza di ricadute occupazionali sul territorio appaiono pesantemente beffarde, soprattutto per una comunità come la nostra, afflitta da problematiche di varia natura, su cui spicca la “fame” di lavoro.
ANTONIO SINDACO Coord. Prov. Movimento AMBIENTE E LAVORO