Dopo la prima ordinanza di interdizione al pascolo per i 200 ettari attorno allo stabilimento ILVA del 2008, ci siamo chiesti fin dove si fosse spinto l’inquinamento e abbiamo voluto studiare non la parte di territorio comunale a ridosso delle grandi realtà industriali, peraltro di competenza del Ministero dell’Ambiente, ma quelle in cui la nostra comunità vive e lavora tutti i giorni. Così partì nel 2009 il progetto per lo studio e la caratterizzazione dei 6500 ettari appartenenti al Comune di Statte. Studio per cui il Comune di Statte ha ricevuto un finanziamento di 1 milione e 400 mila euro e che oggi ci consegna un quadro conoscitivo unico nel suo genere.
Inizia con le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente del Comune di Statte, nonché ex sindaco Angelo Miccoli la conferenza stampa che questa mattina ha portato alla luce gli esiti di una ricerca condotta sui terreni di Statte e realizzata tra il 2014 e il 2015 attraverso circa 400 carotaggi.
Si tratta di risultanze che, dopo l’elaborazione dei dati prodotta da una società specializzata di Torino e l’approvazione dell’analisi di rischio in sede regionale (verbale di approvazione del 28 marzo 2017), riportano su una cartina, oltre i dettagli della contaminazione in aree produttive e industriali, 15 poligoni di intervento in aree cosiddette “agricole, rurali e urbanizzate” su cui le possibili ricadute sulla salute pubblica e il grado di contaminazione rendono “inaccettabile” il rischio sanitario tanto da far scattare l’immediato obbligo di bonifica.
Aree evidenziate in viola e in rosso in cui i contaminanti hanno superato la soglia di legge e per cui occorrerà procedere con misure di bonifica e di prevenzione per la salute che il Comune di Statte ha già programmato – chiarisce subito il sindaco Franco Andrioli – con interventi di caratterizzazione di dettaglio che potrebbero ridurre l’estensione delle aree al momento oggetto della nostra attenzione e un programma di bonifiche che stiamo candidando in Regione per 5 milioni 875 mila euro.
Poligoni in parte del territorio extra SIN che risultano contaminati da arsenico, mercurio, IPA, diossine e PCB. Una cartina a macchia di leopardo che comprende aree agricole, rurali e urbanizzate, ma anche un pezzo della già provata gravina di Leucaspide. Gravina a ridosso della quale vi sono anche i pozzi di ispezione della discarica ILVA (settore SE della gravina) caratterizzati dalla presenza di arsenico in concentrazioni superiori alla norma e che dimostrano una contaminazione della falda che non può essere utilizzata per scopo idro-potabile.
Il software di elaborazione dei dati restituisce una istantanea del grado di contaminazione di Statte soprattutto in quell’aree dove il lavoro dell’uomo sui terreni è meno intensivo.
Dove non si procede frequentemente con arature o si lascia il terreno incolto – spiegano i tecnici – il carotaggio ha evidenziato una sedimentazione di inquinanti più evidente, per questo occorrerà continuare nello studio per allontanare ulteriori rischi sull’ambiente e la salute.
Dei 6500 ettari di territorio comunale attualmente 150 saranno al vaglio di ulteriori caratterizzazioni di dettaglio – sottolinea il Sindaco – ovvero il 2,3% della base analizzata.
Ma nel frattempo su quei 15 poligoni scattano immediate prescrizioni che nei prossimi giorni saranno notificate ai proprietari dei terreni.
La ASL di Taranto ed il Comune infatti hanno predisposto una ordinanza che impone comportamenti e divieti ferrei, come ad esempio il divieto di aratura, di dissodamento e di ogni altra operazione che comporti il contatto dermico con il terreno stesso o l’inalazione di polveri da esso provenienti o il divieto di asportazione e scavo di terreno dalla zona; il divieto di utilizzo a scopo ricreativo. Gli organi tecnici della ASL hanno prescritto il divieto di produzione primaria di alimenti e mangimi di qualsiasi natura (vegetale, animale o minerale) compreso il pascolo, salvo deroghe documentate e subordinate alla garanzia di salubrità che dovranno essere attestate con accertamenti analitici eseguiti in laboratori autorizzati e con prove accreditate.
L’ordinanza impone alla popolazione ed agli agricoltori di condurre attività che possano provocare e causare il sollevamento di polveri e la formazione di aerosol durante la fruizione dei luoghi.
L’ASL nel coadiuvare e supportare il Comune nella predisposizione dell’Ordinanza ha tenuto a precisare che il principio di massima precauzione in materia di sicurezza alimentare imposto dalla normativa europea e nazionale, obbliga l’adozione di misure atte a ridurre o eleminare il rischio sanitario connesso alla ingestione di alimenti potenzialmente tossici o comunque nocivi.
Oltre alle aree con superamenti delle concentrazioni delle soglie di rischio, lo studio ha evidenziato la presenza di aree critiche in cui la concentrazione dei micro-inquinanti totali risulta superiore al valore soglia proposto per le aree agricole da ISS-ISPRA nell’ambito dello studio sulla Terra dei Fuochi.
Il Comune di Statte vuole andare a fondo – spiega ancora il sindaco Andrioli – e per questo grazie al nostro Ufficio Ecologia e Ambiente continueremo ad affrontare la tematica con rigore e costanza, consapevoli che solo un grado di conoscenza così approfondito ci consentirà di affrontare i problemi con l’obiettivo di allontanare lo spettro dell’inquinamento e della contaminazione da questa comunità. Per questo saremo accanto ai cittadini danneggiati e non escludiamo la possibilità di farci rappresentanti istituzionali degli eventuali danneggiati in tutte le sedi opportune.