“Ho assistito al programma televisivo ‘3×8 cambio turno’ dedicato all’Ilva di Taranto, trasmesso ieri sera da Rai 1, e al termine ho creduto, per un istante, di trovarmi in un mondo lontano e diverso da quello dal quale provengo, e che da figlia di un ex operaio dell’Ilva, conosco approfonditamente. Il documentario, o forse sarebbe meglio parlare di fiction, racconta un’Ilva che rimane punto di riferimento certo per la popolazione tarantina, un ‘inferno’ che fa paura ma che al tempo stesso è sinonimo di futuro, di sicurezza. Una lettura quasi romantica di una realtà che è invece a tutti gli effetti disperata, un programma tv di pura propaganda elettorale a favore del governo nazionale, responsabile a tutti gli effetti di una gestione scellerata del commissariamento e di una vera e propria svendita dell’acciaieria. Negli ultimi quattro anni, con lo Stato che attraverso i suoi commissari ha ripreso le redini dell’Ilva, non un problema è stato affrontato e risolto. I parchi minerari rimangono scoperti, regalando alla città polveri mortali, la struttura produttiva obsoleta e pericolosa, le bonifiche ambientali lontane anni luce”, lo dice l’onorevole Vincenza Labriola di Forza Italia, membro della commissione Ambiente alla Camera dei Deputati.
“Non critico quanto affermato dagli operai intervistati, persone nei confronti delle quali nutro il massimo rispetto, che hanno la necessità di arrivare a fine mese, di portare in tavola il cibo per i propri figli – prosegue Labriola –, bensì la chiave di lettura di un programma televisivo ad uso e consumo di un centrosinistra che cerca di dare legittimità alla propria devastante azione politica. Perché l’Ilva, oggi, significa prima di tutto consenso elettorale. E tra due anni? Se la procedura di vendita andrà a buon fine, quattro mila lavoratori saranno licenziati, persone per le quali non è al momento previsto alcun reinserimento lavorativo, con adeguato percorso formativo. Ma di questo poco si parla. Il governo, impegnato a garantirsi consenso subito, non pensa ad un piano di progressiva riconversione per l’economia tarantina, cercando invece un riscontro immediato. Deve essere delineato un percorso che porti nel prossimo decennio ad una forte discontinuità, che tolga Taranto dal ricatto Ilva. Non si può continuare a morire di cancro, a respirare veleno, pur di avere un posto di lavoro. L’informazione ha il dovere di raccontare i fatti per quello che sono. Ciò che abbiamo visto ieri sera in tv non era informazione, ma un prodotto di finzione cine-televisiva”.