Sinistra italiana torna a ribadire ancora una volta la sua disapprovazione su quella che è stata la linea del Governo per la gestione dell’Ilva che consegna nelle mani di una cordata privata la più grande acciaieria d’Europa. Attraverso 11 decreti il Governo ha sempre detto che la produzione industriale dell’acciaieria è di estrema importanza per l’economia italiana, dunque ci aspettavamo una gestione diretta dell’industria, ma così non è stato!
La statalizzazione avrebbe garantito la bonifica delle aree inquinate di terreni e falde, e l’impiego dei lavoratori. Invece assistiamo ad una cessione al migliore offerente, l’ Arcelor Mittal, che naturalmente avendo interessi di profitto ha presentato addirittura un nuovo Piano nel quale chiede autorizzazioni per nuovi interventi e vistose modifiche delle attività di tutela ambientale e sanitaria. Siamo sconcertati dal fatto che la Arcelor Mittal chieda unicamente di dilatare i tempi di attuazione degli interventi previsti dall’AIA, datata 2012, quindi già in ritardo di 5 anni. Tutto ciò è inaccettabile!
Allargare ancor più le tempistiche dell’attuazione delle misure indicate nel piano approvato con decreto 14 marzo 2014 è un’agonia che Taranto non può sopportare. La copertura del parco minerale e del parco fossile avverrà entro 36 mesi dalla data in cui la Arcelor Mittal prenderà pieno possesso della gestione del sito, invece dei 28 mesi previsti dal piano 2014, e così via anche per il trattamento delle scorie dell’acciaieria,per la impermeabilizzazione delle superfici e la realizzazione dei sistemi di raccolta delle acque meteoriche, per l’efficientamento energetico, ecc. A ulteriore danno della sicurezza, anche per le certificazioni di prevenzioni degli incendi chieste tempistiche fino a 60 mesi.
Condividiamo le preoccupazioni di Legambiente e chiediamo più attenzione da parte del Governo. Ci aspettiamo che finalmente intervenga per negare altre autorizzazioni, altre dilazioni temporali su interventi urgenti di bonifica dei siti. La città di Taranto merita il rispetto della salute dei propri cittadini e del futuro dei 14200 lavoratori.
Purtroppo per ciò che riguarda la salute parliamo anche su condizione di causa, su dati epidemiologici locali della città di Taranto che evidenziano seri rischi per l’uomo e per l’ambiente. Occorre invertire la rotta cominciando ad adottare finalmente modelli di sviluppo sostenibile. L’inquinamento ambientale incide fortemente sulla popolazione non solo con patologie tumorali ma anche con altre patologie. Non possiamo continuare ad assistere inermi di fronte ai sempre più allarmanti dati epidemiologici Istat sulla mortalità oncologica, che nel 2014 registrava 1493 morti per tumore a Taranto con un aumento del 28% rispetto al 1990, con un tasso grezzo di 26,1 morti su 10 mila abitanti.
Mino Borraccino
Sinistra Italiana