Il parroco della Chiesa di Sant’Egidio ha voluto convocare una conferenza stampa per spiegare le proprie ragioni.
“Ora parlo io”, così inizia nella sua lettera aperta per la comunità. Il parroco, per cui era stata fatta un’assemblea pubblica e una fiaccolata il 26 luglio che scongiurasse il suo trasferimento, dopo trent’anni di operato e imposto dal Vescovo, Mons. Filippo Santoro, rivolge un appello a tutti i fedeli. Di seguito il testo integrale della sua lettera:
“Chi sono! Ora parlo io!
Sono Don Luigi Trivisano, parroco pro tempore della parrocchia di Sant’Egidio.
Fui incaricato da Sua Eccellenza Arcivescovo Motolese, nell’anno 1986 di costruire in questa zona una parrocchia da intitolare al Santo tarantino, Egidio.
Giovanissimo ma con idee chiare e molta fede accettai l’incarico; con l’aiuto di Dio e con un sostenuto gruppo di parrocchiani, a cui va buona parte del merito, creammo in una villetta una parrocchia. Con il passare del tempo la comunità crebbe e si sentì l’esigenza di costruire l’attuale chiesa con annesse opere parrocchiali, sempre con l’aiuto dei parrocchiani, che porto sempre nel cuore, siamo riusciti nell’intento.
Tutto ciò mi è costato due infarti e due operazioni alla colonna vertebrale e un esborso finanziario per sostenere le spese correnti e il mutuo.
Perché la conferenza stampa?
La comunità parrocchiale e i tarantini tutti devono sapere, se non lo sanno già, che alcune persone praticanti della chiesa, hanno messo in giro delle voci diffamatorie nei miei riguardi, o meglio la cosa più eclatante è che io mi sia appropriato di denaro della parrocchia. Non sono proprietario di immobili, non ho conti in Banca, titoli di Stato e altri valori.”
Don Luigi ha poi tappezzato le pareti del suo studio con i conti e le spese sostenute – come visibile in foto – ma alcuni fedeli sarebbero entrati nel suo ufficio scrivendo a sua insaputa, su ogni singolo foglio, le lettere che compongono la seguente domanda: “IL RESTO????” e una frase scritta nel margine in basso a destra dell’ultimo foglio: “Dov’è il resto? Chiedetelo a Don Luigi.”
(Ph Francesco Manfuso)
FONTE: PUGLIAPRESS