Non sta conoscendo soluzione di continuità l’attività di vigilanza, rientrante in quelli che sono i propri compiti istituzionali, da parte degli uomini e delle donne della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Taranto.
In particolare non sta conoscendo sosta l’attività di contrasto all’attività illecita di deturpamento dell’ambiente marino, attraverso la pesca abusiva del dattero di mare, oramai ritenuta una vera e propria piaga del territorio rivierasco tarantino.
Nella giornata di ieri l’intervento tempestivo congiunto sia via mare sia via terra da parte dei militari della Capitaneria di Porto di Taranto, ha costretto alla fuga alcuni individui intenti a detta pratica illecita, presso la diga frangiflutti posta nei pressi della località di San Vito. Nell’attività di controllo immediatamente successiva all’intervento, grazie alla cui tempestività si è potuto scongiurare un danno ambientale di particolare gravità, venivano fermate sei imbarcazioni e quattro autovetture di cui due condotte da pregiudicati noti alle Forze dell’Ordine e alla Giustizia per la commissione di precedenti reati in materia ambientale. Veniva contestualmente rastrellata ed ispezionata la zona, e rinvenuto un sacco di plastica contenente ben sette Kg di datteri di mare occultati dietro la vegetazione adiacente ad un parcheggio. Il “bottino” in questione era stato sicuramente lasciato da qualche soggetto che si era dato alla fuga alla vista dei militari, nascosto con la speranza di poterlo recuperare una volta che si sarebbero “calmate le acque”, atteso che il quantitativo in questione avrebbe potuto fruttare sul mercato nero sui 350-400 Euro.
Si è provveduto al sequestro ed alla distruzione di quanto rinvenuto, atteso che sono in corso indagini per risalire agli autori dell’attività di bracconaggio, attraverso la quale sono stati prelevati detti datteri di mare.
Si evidenzia come l’attività di pesca del dattero di mare, purtroppo tornata in auge ultimamente lungo il litorale tarantino, trova giustificazione nella sua illiceità non solo al fine di protezione della specie ma, soprattutto, per l’invasività ed il nocumento che detta pratica arreca all’ambiente marino. Per la pesca del dattero sono necessarie attrezzature quali martelli pneumatici e pinze, il cui utilizzo danneggia la fauna e la flora marina che si forma dove il dattero trova il proprio alloggio naturale, al punto che bisogna attendere decenni affinché la stessa, una volta danneggiata, si possa ripristinare.
Per questo motivo si esortano i cittadini a non indugiare nel segnalare alla locale Capitaneria di Porto, sia i punti vendita sia i ristoranti che propongono la vendita di datteri di mare, nonché di sensibilizzare i consumatori sul danno ambientale che causa la pesca di detto edule, atteso che la richiesta sul mercato è giustificata da un semplice quanto deleterio “gusto per il proibito”, non avendo il dattero di mare caratteristiche nutrizionali e di sapore che lo differenziano in modo evidente dai frutti di mare consentiti.
Taranto, 30/07/2017