“Ci sono varie ragioni per dire no all’ampliamento della discarica di Grottaglie. Dal ricorso pendente al TAR ai diversi elementi progettuali che sono in contrasto con le norme Ue. Ma soprattutto, il piano presenta gravi lacune sul fronte della sicurezza e dell’impatto ambientale dell’impianto. E’ ora di dire basta a una gestione dei rifiuti condotta in perenne emergenza: serve una politica seria di rifiuti zero, nel quadro di un’economia circolare”. Lo dice l’eurodeputata del MoVimento 5 Stelle, Rosa D’Amato, che ha inviato una lettera al Comune di Grottaglie con una serie di osservazioni sul progetto di raddoppio del terzo lotto della discarica di Grottaglie (Ta).
“C’è un contenzioso legale in corso su cui bisognerebbe attendere almeno la decisione del TAR – spiega D’Amato – ma non solo, bisognerebbe comunque attendere la eventuale modifica della perimetrazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale. Dalle carte, non emergono criteri di calcolo per verificare se tutto il corpo della discarica, impianti ed apparati connessi, sia stabile e che quindi siano scongiurati cedimenti, scivolamenti e rotture degli elementi, tanto più se ai rifiuti speciali si aggiungeranno quelli urbani. La valutazione del rischio effettuata dal gestore, poi, si ferma all’analisi dei rifiuti conferiti fino al 31 dicembre 2015, non tenendo quindi conto che nel 2016 sono stati conferiti rifiuti urbani e che il gestore stesso conferma la disponibilità a riceverne altri in accordo con la Regione. Pertanto, tale valutazione non descrive gli impatti che si propone di calcolare”.
“Il progetto – prosegue D’Amato – contrasta poi con diverse leggi Ue. La direttiva 1999/31/CE, innanzitutto, in particolare in riferimento alle distanze tra i confini dell’area e alcune aree sensibili, nonché alla protezione del patrimonio naturale o culturale della zona. Un’altra direttiva che pare essere violata è la 2008/98/CE, in riferimento ai principi di prossimità e autosufficienza, poiché pare che una delle motivazioni per cui tale modifica è stata richiesta si basi sulla disponibilità a ricevere rifiuti urbani al di fuori del proprio ambito territoriale”.
“Ultima osservazione – conclude l’eurodeputata M5S – riguarda la violazione del regolamento (CE) n. 1221/2009, il cosiddetto regolamento EMAS, che prevede un processo di raccolta dei dati ambientali verificati e una comunicazione verso l’esterno chiamata ‘dichiarazione ambientale’. Sul sito della ditta proponente non appaiono aggiornate le dichiarazioni ambientali degli ultimi tre anni. Se tali dichiarazioni non sono state inviate all’organismo competente nei tempi giusti, la ditta potrebbe venire sospesa o cancellata dal registro EMAS, perdendo importanti vantaggi in termini di frequenza dei controlli e sconti sulle garanzie finanziarie e non solo”.