I Carabinieri della Stazione di Taranto Centro, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Taranto, hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare in carcere emesso dal GIP del Tribunale di Taranto, dott. Benedetto Ruberto, su richiesta del Sost. Procuratore della Repubblica del medesimo Tribunale, dott.ssa Ida Perrone, nei confronti di un 28enne, bengalese, nullafacente, domiciliato a Taranto, ritenuto responsabile dei reati di estorsione aggravata, violenza sessuale continuata, atti persecutori ed interferenze illecite nella vita privata.
L’ordinanza scaturisce da una scrupolosa attività d’indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Taranto Centro i quali, la scorsa settimana hanno ricevuto una denuncia sporta da una donna del luogo alla quale hanno fatto seguire immediati accertamenti, coordinati e pienamente condivisi dalla Procura della Repubblica di Taranto.
Secondo quanto denunciato, accertato e ricostruito dai militari, il bengalese, peraltro gravato da precedenti di polizia analoghi, commessi in altre province pugliesi, avrebbe in prima battuta, dietro minaccia, nonché tramite ripetute violenze sessuali, reiteratamente costretto una giovane donna tarantina a consegnargli numerose somme di denaro ed un telefono cellulare minacciandola inoltre di inviare, al suo datore di lavoro, video riproducenti le pessime condizioni dell’abitazione della quale l’indagato era entrato in possesso delle chiavi.
L’aspetto più drammatico è emerso allorquando sono venuti alla luce dettagli circa i ripetuti rapporti sessuali che il bengalese avrebbe imposto alla donna, minacciandola mediante un coltello ed un’ascia, costretta a compiere tali atti contro la sua volontà; le condotte criminose sono state caratterizzate anche da aspetti vessatori: l’uomo arrestato infatti, al fine di ottenere quanto richiesto, avrebbe in più circostanze effettuato riprese video dell’abitazione della donna minacciandola di diffonderle qualora non avesse aderito alle sue richieste oscene.
Tali circostanze hanno causato nella vittima un perdurante stato d’ansia scaturito nella legittima preoccupazione per la propria incolumità, provocando dunque profonde modificazioni delle abitudini di vita tali da imporle un cambio dell’abitazione in cui ha vissuto fuggendo da quella ubicata nello stesso stabile del bengalese.
La pressione sulla vittima da parte del 28enne bengalese ha avuto luogo, tra le altre cose, tramite continue richieste di denaro con toni vessatori, intimidatori ed offensivi inviati tramite SMS dal proprio telefono cellulare; tali messaggi, contenevano minacce circa la diffusione dei video effettuati presso l’abitazione della donna, costretta come detto ad avere rapporti sessuali con l’uomo, in alcune circostanze, sotto la minaccia di un coltello e di un’ascia. La ricostruzione degli episodi di violenza si è basata anche sulle dichiarazioni della convivente del bengalese, anch’ella tuttavia indagata a piede libero nel medesimo procedimento per concorso nei reati di estorsione e atti persecutori, la quale ha dato conferma di quanto accaduto in ordine al reato di violenza sessuale.
Le attività odierne connesse all’esecuzione del provvedimento e la perquisizione effettuata presso l’abitazione del bengalese, hanno contribuito a supportare le ipotesi di reato e l’attività investigativa condotta dai Carabinieri; sono stati infatti rinvenuti e sottoposti a sequestro penale: un’ascia avente lunghezza di 47 cm., di cui 34 di lama; un coltello avente lunghezza 30 cm, di cui 17 di lama, 2 chiavi per porta blindata relative all’appartamento sito nel quartiere Borgo, relative proprio all’abitazione già occupata dalla vittima e successivamente abbandonata; il telefono cellulare in uso all’arrestato; oggetti e corpi di reato connessi inequivocabilmente alle condotte delittuose contestate al 28enne bengalese.
Contestualmente, l’indagato risponderà anche del reato di furto aggravato poiché proprio nel corso della perquisizione è stato constatato un allaccio abusivo alla rete elettrica tramite il quale egli alimentava illecitamente l’impianto della sua abitazione.
L’uomo, al termine delle incombenze è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Taranto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.