Le immediate reazioni da parte di alcuni esponenti politici, delle province di Bari e Brindisi, alla mia precedente nota, con cui avanzavo qualche preoccupazione circa la possibilità di un ennesimo scippo ai danni di Taranto, confermano la fondatezza della mia denuncia. Non intendo scendere sul piano della polemica, ma invio senz’altro al mittente le accuse di campanilismo. Ritengo che la questione Zes vada affrontata in termini più seri, ricostruendo, anche sul piano storico, le azioni finora intraprese, a partire dagli impegni assunti in sede di C.I.S., fino alla recente delibera di giunta regionale, la nr. 899 dello scorso 7 giugno, con cui si dava vita ad un gruppo di lavoro : “…al fine di individuare i più adeguati strumenti conoscitivi e valutativi degli effetti della Zona Economica Speciale per l’area di Taranto, coerenti con gli obiettivi legati agli interventi per la diversificazione del tessuto economico imprenditoriale, e contenuti in apposita sezione dell’atto normativo….”. Una decisione che nasce dalla individuazione di Taranto come area in cui istituire una Zona Economica Speciale: “…Uno dei punti caratterizzanti la strategia di rilancio è certamente l’istituzione della Z.E.S. (Zona Economica Speciale) per l’area tarantina, strumento di innovazione e sviluppo al fine di dare nuova linfa all’economia ed al settore della manifattura…” Per questo ho sostenuto, e qui confermo, che non vi sia materia di discussione. La regione Puglia ha già deciso, ed opportuno che mantenga fede a quanto deliberato. Non si tratta di avviare guerre di campanile, ma di mantenere gli impegni assunti, dal governo prima, e dalla regione poi. E’ di tutta evidenza che moltiplicare le aree ZES vuol dire ripartire le risorse a disposizione, riducendo i benefici. Taranto non può permettersi ulteriori penalizzazioni. Sarebbe opportuno a questo punto che Emiliano facesse chiarezza.
On.le Avv.to Gianfranco Chiarelli
Commissione Giustizia Camera dei Deputati
Roma, 11/07/2017