Un atto del genere non si può commentare pacificamente, se non con parole di disprezzo, stesso sentimento di chi, a Taranto, si è divertito a devastare un monumento dedicato ai nostri connazionali caduti a Nassiriya il 12 novembre del 2003. Quel maledetto giorno di novembre ventotto persone persero la vita, tra questi diciannove erano italiani e dodici erano Carabinieri. Alle ore 10.40, in Nassiriya (Iraq), un camion cisterna pieno di esplosivo scoppia davanti all’ingresso di un avamposto del Reggimento MSU dei Carabinieri, uccidendo Carabinieri, soldati dell’Esercito e civili italiani e iracheni. L’Arma perde i sottotenenti Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Giuseppe Merlino, i marescialli aiutanti S.ups Alfio Ragazzi, Massimiliano Bruno, il maresciallo capo Daniele Ghione, i brigadieri Giuseppe Coletta e Ivan Ghitti, il vicebrigadiere Domenico Intravaia e gli appuntati Horacio Majorana e Andrea Filippa. I Caduti sono stati decorati di Medaglia D’oro di vittima del terrorismo e di Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero.
Quel monumento era stato eretto su volere dell’amministrazione comunale in Via Caduti di Nassiriya, proprio per commemorarli. Qualcuno, probabilmente la scorsa notte, ha pensato bene di devastarlo commettendo in primo luogo, un atto vandalico nei confronti della cosa pubblica, in secondo luogo, un vero e proprio oltraggio alla memoria di quanti hanno versato del sangue.
Non riusciamo a spiegarci il perché di un simile gesto; riusciamo solamente a dire quanto spesso la frustrazione di taluni sia più forte del senso civico, dell’orgoglio, della dignità.