“La maggioranza degli italiani legge il nome Taranto come sinonimo di Ilva, di un’azienda centrale per il sistema Paese e che ha bisogno di essere rilanciata. L’Ilva è invece altro, un’azienda gravemente malata che pesa sulle casse del Paese, che inquina, e che continua a danneggiare la salute dei suoi lavoratori e di tutti i cittadini. Se di fronte a tutto questo Palazzo Chigi avrà l’ardire di tenere ugualmente in vita l’acciaieria, sia almeno capace di renderla inoffensiva, investendo ogni euro necessario per un risanamento ambientale profondo, che personalmente ritengo inattuabile se gli impianti non saranno definitivamente spenti. Taranto deve andare oltre Ilva, su una strada che sia al 100 per cento ambientalmente compatibile. Si usi il miliardo frutto della negoziazione con i Riva per sostenere un’economia morente. A Taranto la povertà è la regola. Specchio della realtà è la fotografia scattata dai commercianti, che descrive una situazione di grave crisi, in una città in cui non ci sono da tempo soldi da spendere per il superfluo, ed ora nemmeno per il necessario. Lo Stato intervenga sul risanamento ambientale, dia vita ad un sistema sanitario ad hoc e investa nella direzione di un’economia pulita: impresa artigiana di qualità, agricoltura, pesca, turismo, cultura. Servono risorse a sostegno di una situazione di reale emergenza, dei disoccupati, delle famiglie monoreddito, di chi pur dandosi da fare non riesce ad arrivare alla fine del mese. Questa sia la priorità della politica”, lo dichiara l’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.