Esordisco con un detto popolare: “il paese è piccolo e la gente mormora”. Sarà che per mestiere le informazioni me le vado a cercare, sarà che qualcuno me le racconta, alla fine, le “chiacchiere” di paese le vengo a sapere. Perché questo sono: chiacchiere. E la cosa mi rattrista, ma non perché mi sento ferita, no, assolutamente. Mi rattrista sapere che queste “chiacchiere” provengono da chi, un minimo di cultura dovrebbe infonderla (vige il motivo per il quale mi cerco le notizie, ergo, “p’ mestijer”. Non so se ho scritto bene il dialetto, e me ne scuso con gli appassionati, non sono una maestra).
Chiacchiere a parte, riflettevo sulla loro origine, e queste sono inevitabilmente legate all’INTERVISTA, che due giorni fa, mi ha spontaneamente rilasciato il sindaco di Montemesola Vito Punzi.
Iniziamo a spiegare cosa significa “spontaneamente”. Per non tediarvi, e confondervi ulteriormente le idee, vi riporto pari pari la definizione del dizionario: l’avverbio spontaneamente significa “In modo spontaneo, senza costrizione esterna”.
Quindi, da questo primo passaggio, è piuttosto logico dedurre che l’intervista al sindaco è stata frutto di sue dichiarazioni spontanee.
Ma per rendere ancora più chiaro il concetto, riporto il significato (da dizionario) della parola “Intervista”: Colloquio che un giornalista, un corrispondente di agenzia, un radiocronista o altra persona appositamente incaricata ha con una personalità politica, con rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte, dello sport, ecc., o in genere con persone legate a fatti di cronaca, per averne dichiarazioni, opinioni, notizie su determinati argomenti (di solito proposti attraverso una serie di quesiti), che sono pubblicate poi su un giornale o trasmesse per radio o televisione.
Le riporto pari pari da dizionario, non perché io non ne conosca il significato, figuriamoci. Ma non voglio responsabilità in più. Se avete qualcosa da smentire, provate a smentire il dizionario.
Bene, dove voglio arrivare? Un’intervista come abbiamo visto, non è altro che la diffusione, mediante mezzi di comunicazione, delle dichiarazioni rese dall’intervistato. La buona etica vuole, che le dichiarazioni siano riportate in maniera integrale, senza alterazioni o modifiche. Ed io alla professionalità ci tengo. Un’intervista non alterata, è un chiaro esempio di obiettività. Questo per dire che il giornalista non sta mai solo da una parte. Il giornalista si pone tra la fonte e il lettore. Non sta a me commentare quanto mi viene dichiarato in un’intervista, a prescindere che io sia d’accordo o meno con quanto l’intervistato mi sta dicendo. Io devo solo riportare.
Quindi, io, giornalista, non sto solo da una parte. Quelli che stanno solo da una parte sono i cocciuti, i convinti, quelli che non sanno guardare oltre il proprio naso. Quelli che non capiscono quanta obiettività vive in un’intervista il cui contenuto sono dichiarazioni non alterate. Quelli per i quali si è reso necessario il vademecum; gli ignoranti (nel senso che ignorano). E questo punto spero lo facciate volutamente, altrimenti è grave.
Stasera non avevo nulla da fare, e mi sono messa a scrivere sul sito da boicottare. E a proposito di questo (perché anche questo sono venuta a sapere), non è una cerchia di persone capitanate da chi è visto come l’eletto che ha qualcosa da insegnare, a farmi paura, o peggio, “campare”. No no. Quindi risparmiatevi la fatica. E dite a chi ha impartito l’ordine, di applicarsi su altre cose ben più importanti, come ad esempio, avere un’aperta veduta su di una questione, altrimenti le generazioni che decidono di seguire le stesse orme, non avranno una buona “educazione” (in senso strettamente pedagogico) in tal senso. Ma sono parole sprecate queste ultime, perché chi detta ordini, cosa può avere da insegnare? Tra capo e leader ci sono differenze. E siamo tutti bravi a combattere i capi, quelli degli altri però.
La firma la metto al centro, così non alimentiamo dubbi, o forse si 🙂
Elena Ricci