Ritengo necessario intervenire nel dibattito che, pur in modo ancora embrionale e frammentato, si sta sviluppando attraverso la stampa su alcune ipotesi di alleanze in chiave elettorale, in prospettiva delle amministrative 2017. In particolare mi riferisco alla città di Taranto e alle diverse dichiarazioni rilasciate in questi giorni da vari esponenti politici, e ad alcune indiscrezioni di stampa. Si tratta di prime valutazioni che vanno interpretate come espressione di disponibilità ad avviare un percorso condiviso, ma evidentemente non possono assumersi come l’esito di accordi già definiti. E ancor più ritengo assolutamente prematuro e inopportuno parlare di candidati. Candidati che potranno essere oggetto di discussione, soprattutto sul piano del metodo da adottare per la loro individuazione, solo dopo aver definito un programma di governo della città. Bene che si avvii un approfondito confronto tra le forze politiche, ma è necessario che ciò avvenga nei tempi e nelle sedi ad esso deputate. Confronto che ha comunque mosso già i primi passi e che, per quanto riguarda l’ampia area dei moderati, ha finora registrato una effettiva convergenza rispetto alla necessità di dare vita ad un patto per la città di Taranto, che risponda, ad una oggettiva situazione di grave emergenza economica e sociale, con un ampia aggregazione di forze. Intendendo con ciò non la riproposizione dell’ormai vecchio modello “larghe intese”, ovvero l’ unione di forze eterogenee, ma il raggruppamento di partiti, liste civiche, espressioni della cosiddetta società civile, accomunati dagli stessi valori ed obiettivi. Con queste premesse, almeno per quanto riguarda i Conservatori e Riformisti, ogni possibile intesa non potrà prescindere da alcune condizioni irrinunciabili; prima delle quali una scelta chiara di discontinuità rispetto alla gestione politico amministrativa degli ultimi dieci anni. E’ necessario quindi che si definisca un progetto che individui i punti cardine per un nuovo sviluppo del territorio ionico, di cui la città capoluogo rappresenta sicuramente il principale volano. Solo in presenza di una precisa piattaforma programmatica sarà possibile definire le alleanze, che in ogni caso auspico siano ampie e qualificate, senza preclusioni di sorta, per offrire agli elettori una proposta concreta di governo. Non mi ascrivo in ogni caso tra quelli che ritengono di dover imbarcare chiunque al solo fine di porre argine all’avanzare dell’antipolitica, ritenendo, in merito a ciò, che gli elettori sapranno ben decidere autonomamente. Ciò valutando i programmi, gli uomini e le donne, e soprattutto quanto in altre importanti città italiane, in cui certi movimenti hanno ottenuto il consenso popolare, si sta consumando in termini di incapacità di governare. Nei prossimi giorni intendo promuovere l’avvio di un tavolo aperto a tutte le istanze moderate del territorio, per proseguire il confronto, che sicuramente sarà ampio; aperto a chiunque intenda sostenere, indipendentemente dalle appartenenze, un progetto politico fuori dagli schemi del passato, e fondato sulla condivisione di una visione di futuro di Taranto e della sua provincia. Un modello che ritengo vada sperimentato anche in altre realtà chiamate prossimamente al rinnovo delle amministrazioni. Ogni ulteriore altra ipotesi che non faccia riferimento ad accordi definiti e ufficializzati attraverso i rituali strumenti della comunicazione politica, è da ritenersi mero tentativo di agitare le acque, per mestiere o per strategia.