I dati dell’indagine epidemiologica, disposta dalla regione Puglia, e presentati oggi dal presidente Emiliano, ancorché espongano una situazione assolutamente drammatica, soprattutto in relazione all’altissima incidenza di patologie ai danni dei bambini, correlabili, nel rapporto causa effetto all’inquinamento industriale, purtroppo non sorprendono. Non è certo un caso che nel 2012 la magistratura tarantina abbia avviato una azione penale che si fonda tra l’altro proprio su studi scientifici. La fase della denuncia è ormai da tempo esaurita. Occorre avviare quella delle soluzioni concrete. E qui siamo all’anno zero! Se il governo, che ha dovuto licenziare ben 10 decreti per consentire la continuità produttiva, continua a navigare a vista, in regione si insiste a impegnare ogni energia in una dannosa contrapposizione con il governo. Emiliano, anziché dare risposte alle tante sollecitazioni, che con il gruppo dei Conservatori e Riformisti, in primis Renato Perrini, gli sono giunte sin dal suo insediamento, continua ad occuparsi d’altro, arrivando ora anche a ipotizzare il sostegno della regione all’azione che alcuni cittadini hanno avviato presso la Corte Europea dei Diritti Umani. E, invece, più utile sarebbe un diverso approccio, più dialogante con il governo, finalizzato, da un lato a garantire per la provincia ionica il potenziamento delle strutture sanitarie, dall’altro a favorire azioni finalizzate ad accelerare il completamento dell’ Aia e la piena sostenibilità ambientale dell’acciaieria. Ma vi è di più. Sul piano politico quella di Emiliano è l’autodenuncia del fallimento delle politiche industriali ed ambientali della sinistra che negli ultimi dieci anni ha amministrato l’intera filiera istituzionale regionale, provinciale e comunale. Perché, forse il presidente non lo ricorda, ma fino a pochi mesi fa era lui il segretario regionale del PD in Puglia!