Senza se e senza ma, Nicola Cardellicchio, dirigente del Cnr di Taranto, va dritto al nocciolo della questione. E lo ha fatto giovedì sera al Nautilus quando, raccolti intorno a un tavolo dal consigliere regionale Gianni Liviano, lo stesso Cardellicchio, Vito Crisanti, direttore della riserva regionale Palude La Vela, Fabio Millarte del Wwf Taranto, lo storico Piero Massafra, Cosimo D’Andria, presidente dei mitilicoltori di Confcommercio, Gaetano Farina, comandante 65esimo Deposito territoriale dell’Aeronautica militare, hanno parlato di Mar Piccolo e delle sue potenzialità e del suo rapporto con la città.
“Mar Piccolo cuore di Taranto”, questo il tema del dibattito inserito nel più ampio programma della “Tre giorni di fine estate” (“MarePolis, Taranto da città sul mare a città di mare”, il filo conduttore) organizzata dall’associazione “Le città che vogliamo” e moderato da Marcello Di Noi, direttore della testata giornalistica online “Corriere di Taranto”.
Una serata che ha avuto come prologo un lungo faccia a faccia con il commissario straordinario per le bonifiche Vera Corbelli. Nel corso dell’intervista, infatti, la dott.ssa Corbelli ha più volte sottolineato come Taranto “possa rappresentare, a tutti i livelli, l’esempio di come un tessuto socio-territoriale, soggetto a elevate pressioni industriali e produttive possa rigenerarsi attraverso un percorso che vede consapevolmente coinvolta la collettività, la comunità scientifica, il sistema industriale e intellettuale”. Parlare di Mar Piccolo come uno specchio d’acqua “è riduttivo”, ha sottolineato la dott.ssa Corbelli, perchè, al contrario, il Mar Piccolo “è il perno intorno al quale gira tutto il sistema Taranto e porre rimedio a una pressione che questo mare ha subito nei secoli non può ridursi a un intervento strutturale tout court, che potrebbe essere fatto in altri contesti simili, ma significa avere un approccio diverso, che va ad analizzare e studiare i singoli sistemi e quindi dia una risposta diversificata per i singoli sistemi che, però, è in linea con gli scenari, che abbiamo costruito, di strategia di sviluppo”.
Già, ma poi cosa si vuol fare del Mar Piccolo? A chiederselo sono in molti come, appunto, ha fatto il dott. Cardellicchio.
“Quello che Taranto non è riuscita a fare in questi ultimi anni – ha ribadito il dirigente del Cnr – è un progetto integrato di sviluppo che non avrebbe dovuto riguardare solo il Mar Piccolo ma, anche, tutto il territorio”. Sì, perchè, ha sostenuto il dott. Cardellicchio, non si può fare un progetto sul Mar Piccolo “senza ripensare al sistema industriale. Dobbiamo lavorare nell’ottica delle sostenibilità ambientali con una intersezione tra esigenze di tipo ambientale, di sviluppo, economiche e occupazionali. Per questo è necessario uno studio integrato,dobbiamo ripensare se la grande industria deve restare sul territorio e che tipo di industria deve restare. Il Comune di Taranto – ha proseguito Cardellicchio – aveva una grossa opportunità con i progetti di Area Vasta e il progetto Mar Piccolo era uno dei pochi che poteva rilanciarlo, non solo in termini protezionisti ma anche in termini economici perchè qualsiasi progetto deve avere un aggancio con le rilevanze socio-economiche del territorio. Altrimenti non avrebbe significato bonificare il Mar Piccolo”.
Un altro problema evidenziato dal dott. Cardellicchio è stato quello di capire che futuro vogliamo dare al Mar Piccolo. Se vogliamo farne un’area portuale per navi da crociera o altro, ripristinare la cantieristica e poi vogliamo anche sostenere la mitilicoltura, bene, allora, questi progetti, crociere e altro, non sono sostenibili”, soprattutto adesso “che nel secondo seno di Mar Piccolo si può fare una mitilicoltura sostenibile e con un prodotto di qualità”.
Ma i problemi che stanno affrontando gli operatori mitilicoli non sono certamente scomparsi. “La nostra categoria ama lavorare in silenzio e non fare rumore. Diamo occupazione ma, poi, vediamo che non siamo supportati dalle istituzioni nell’affrontare le annose problematiche che riguardano il settore”, ha evidenziato il presidente dei mitilicoltori di Confcommercio, Cosimo D’Andria, che ha poi aggiunto: “la cattiva pubblicità fatta al nostro prodotto quando è esploso il bubbone ambientale ci ha fortemente danneggiato. Eppure le condizioni, oggi, sono cambiate. Per la prima volta in Mar Piccolo è ricomparsa la pinna nobilis, è aumentata la flora marina, sono proliferati gli insediamenti di cavallucci marini. Sono, però, convinto – ha concluso D’Andria – che se mitilicoltori, Cnr e Università camminano a braccetto riusciremo a superare le attuali difficoltà”.
Di mappa di comunità ha, invece, parlato Fabio Millarte del Wwf Taranto. “A partire dal 9 ottobre – ha spiegato Millarte – partiranno 4 workshop, esplorazioni e incontri aperti per costruire insieme la Mappa di Comunità dell’Ecomuseo Palude La Vela e Mar Piccolo a Taranto. Abbiamo scelto di fare della costruzione della Mappa di Comunità un momento di formazione e ricerca collettiva. Sarà realizzata – ha aggiunto Millarte – attraverso un percorso di ricerca aperto alla comunità, nel quale individuare luoghi, oggetti, memorie che costituiscono elementi di valore del paesaggio del secondo seno del mar Piccolo. La mappa costituisce una rappresentazione condivisa dei valori ambientali, paesaggistici e culturali, che rappresentano l’identità dell’area. Con l’aiuto di docenti esperti vogliamo cercare risposte a queste domande: da chi è costituita la comunità del Mar Piccolo? Quali sono gli elementi di valore di questo territorio? Come si rappresenta una mappa di comunità? Le attività ha concluso il rappresentante del Wwf – sono realizzate nell’ambito del progetto Eco. Pa. Mar. Ecomuseo Palude La Vela e Mar Piccolo, sostenuto dalla Fondazione Con il Sud tramite il bando Ambiente 2015”.
Altro intervento di recupero effettuato è stato quello del Parco Galeso realizzato da Vito Crisanti, direttore della riserva regionale Palude La Vela, che ha illustrato la tipologia degli interventi “commissionatimi nel ‘94 dall’amministrazione provinciale. Si tratta di un intervento di recupero di 100 ettari di territorio che è stato bonificato dalle montagne di rifiuti che da più di 30 anni si sono accumulati nell’area. Abbiamo restituito alla città un pezzo di territorio paesaggisticamente e naturalisticamente di valore inestimabile”. Ma anche l’Aeronautica militare ha contribuito a preservare l’habitat del Mar Piccolo e il col. Farina ha rilanciato la necessità “di una cabina di regia. Fare con gli altri e rispettare il ruolo degli altri, riconoscerne le competenze. Il momento attuale è epocale: se sbagliamo oggi le scelte – ha concluso – le conseguenze negative ricadranno tutte sui nostri figli”.