In questi giorni gli Rls e le Rsu continuano a far emergere le criticità – già denunciate – presenti nello stabilimento Ilva di Taranto e riassumibili in ciò che la Fim dice da tempo, ovvero far fare acciaio a chi sa come gestire una fabbrica cosi ampia e complessa, sia nella sua natura produttiva, sia negli interventi da dovervi apportare.
«Da tempo – sostiene il segretario generale della Fim-Cisl Taranto Brindisi, Valerio D’Alò – ribadiamo che la gestione commissariale debba segnare il passo, favorendo il processo di cessione dello stabilimento, interamente ad un unico acquirente privato, evitando altresì “vendite spezzatino”. Un iter di cessione, allungato nei tempi anche dall’ultimo decreto, che va sostenuto con fermezza e senza alcun indugio. Ad oggi in Ilva – aggiunge D’Alò – manca una guida certa, un progetto industriale concreto, la voglia di aggredire i mercati e ancora più importante, si sente l’assenza di consapevolezza di quanto le opere di bonifica e di manutenzione siano prioritarie. Le gestioni “statali” hanno determinato in Italia – e non solo in ambito industriale – rotazioni di incarichi e di poltrone, accompagnate da uno sperpero di denaro pubblico che grava ingiustamente sui contribuenti; inefficienza che i cittadini pagano a duro prezzo».
Preoccupazioni sostenute dalle Rsu della Fim Leonardo Doria e Paolo Panarelli, che evidenziano le difficoltà presenti in fabbrica: «I lavoratori delle aree di produzione e soprattutto dei tubifici – dicono Doria e Panarelli – sentono chiara sulla propria pelle, l’assenza di un soggetto industriale che voglia competere sul mercato, riconquistando quei pezzi di commesse persi in questi anni. Notiamo la mancanza di strategie: oltre al prodotto in pronta vendita, non si registra alcuna capacità ad investire a lungo termine sugli ordini di tubi. Ci sembra di essere ripetitivi in una litania in cui la Fim a tutti i livelli continua a dire al Governo che l’ora della concretezza e dei fatti è giunta da tempo: urge rilanciare lo stabilimento – concludono – sia dal punto di vista strutturale-ambientale e delle bonifiche, sia in termini di produzione e che non si punti invece ad allungare oltremodo l’attesa di una conclusione positiva dell’intera vertenza Ilva».