“Cosa offriamo ai turisti? La sporcizia, il parcheggio selvaggio
e l’immagine di una città abbandonata a se stessa”.
Così Domenica Annicchiarico, presidente ionica di Casartigiani
“Bocciamo la Giunta del Comune di Taranto: la città è sporca, le attività economiche sono abbandonate al loro destino e non vi è traccia di una programmazione che sia veramente mirata al turismo di cui, trionfanti, parlano alcuni esponenti dell’amministrazione comunale ionica”. Domenica Annicchiarico, presidente tarantina di Casartigiani, punta dritto al fulcro della questione, facendosi portavoce dei propri associati e non, di artigiani e commercianti. E prosegue: “Cosa offriamo ai turisti? La sporcizia, il parcheggio selvaggio e l’immagine di una città abbandonata a se stessa. Una città in cui la domenica non vengono raccolti i rifiuti, lasciando che il degrado s’imponga sulla bellezza di quei luoghi dove i visitatori passeggiano. Una città le cui spiagge – quelle di San Vito e dell’Isola amministrativa – sono piene di rifiuti di ogni tipo nonché totalmente prive di controllo da parte delle autorità competenti, fra bivacchi improvvisati ed auto in doppia fila che impediscono perfino il rifornimento di beni alle attività qui situate. Tutto questo non è più accettabile. Siamo felicissimi dell’elevato numero di presenze registrate ma non siamo assolutamente in grado di accoglierle in riva allo Ionico dignitosamente”.
La speranza del numero uno della locale associazione artigiana è che la nuova Giunta sia in grado di far fronte ad una lunga serie di problemi irrisolti, perché ad attanagliare il capoluogo non è solo la mancanza di igiene, bensì una seria programmazione in diversi ambiti, da quello economico, come accennato, a quello fiscale, senza dimenticare inoltre la mancata risposta, dopo mesi, alla richiesta di una regolamentazione seria e condivisa per questioni estremamente importanti per Casartigiani Taranto, quali dehors e traffico urbano.
“Viviamo in un contesto assurdamente immobile e che non ci possiamo più permettere. Ogni giorno trascorso così determina, lentamente, la morte della nostra realtà”.