Abbanni li ricchiuni da D’Ayala
Qualche giorno fa, grazie ad una segnalazione condivisa sui social, è tornata all’attenzione di tutti e tutte la scritta omofoba “Abbanni li ricchiuni da D’Ayala” (“Via i ricchioni da D’Ayala”), sul muro di cinta del Porto di Campomarino di Maruggio (TA), località balneare alla quale Legambiente ha assegnato le “4 vele blu”.
La dichiarazione poco inclusiva, che fa riferimento al tratto di spiaggia antistante la Pineta del Conte D’Ayala (in direzione Torro Ovo), frequentata da tantissimi anni da gruppi di naturisti e persone LGBTQI, era già comparsa anni addietro, per poi essere cancellata dal trascorrere del tempo; ma sul finire della scorsa estate fu ricalcandola con della vernice di colore nero.
Allora, il sindaco di Maruggio Alfredo Longo dichiarò: «Quella scritta comparve lì diversi anni addietro, forse addirittura decenni, e col tempo e le mareggiate era via via sbiadita: è chiaro che non sia decorosa anche per il messaggio che contiene, ma io non parlerei di offesa, al massimo di goliardata». Una goliardata che il Comune non si impegnò a rimuovere «Non è del tutto chiaro di chi sia la competenza a occuparsi degli interventi all’interno del porticciolo, giacché l’area è in concessione demaniale, ma valuteremo se sia il caso d’intervenire anche sulla base dei costi: se oggi andassimo a coprirla e domani poi ricomparisse, avremmo solo speso male i soldi della collettività.»
È passato un anno e la natura non è riuscita a mettere mano al cancellino. Una settimana fa, dalle colonne dei quotidiani locali, il primo cittadino ha fortemente voluto spegnere la querelle che da anni si consuma tra gli abitanti della zona ed i naturisti, difendendo la libertà di espressione di questi ultimi. Il turismo legato alla cultura naturista e alla comunità lgbtqi ha una enorme ricaduta sul comune di Maruggio.
Meno di un mese dopo la tappa pugliese dell’Onda Pride, che si è tenuta presso il capoluogo ionico, e pochi giorni dopo la celebrazione delle prime unioni civili tra persone dello stesso sesso, prendere visione di tale espressione ci sembra a dir poco anacronistico ed irrispettoso. Arcigay Taranto invita il Sindaco Longo a riesaminare la sua interpretazione dell’indecorosa effige, che fa ancora bella mostra di sé sul porticciolo turistico, e a comprendere le ferite arrecate a tutti e a tutte noi.
Maria Antonietta Podda dell’Associazione Salam, tra le realtà che hanno sostenuto la terza edizione del Puglia Pride, tenutosi lo scorso 2 luglio a Taranto, suggerisce di coprire la scritta con un enorme striscione rainbow. Ci auguriamo che, quando il prossimo 21 agosto passeremo da Campomarino per raggiungere Gallipoli e prendere parte al Salento Pride, tappa finale dell’Onda Pride, i nostri occhi non leggano alcun ché di offensivo.
«Se oggi andassimo a coprirla e domani poi ricomparisse, avremmo solo speso male i soldi della collettività.» Crediamo che il primo cittadino sia in errore. Ricordiamo al sindaco che l’amministrazione è tenuta ad usare i soldi dei contribuenti (compresi noi persone lgbt) per contrastare e prevenire episodi di omo-bi-transfobia, violenza di genere e discriminazione di sorta. E questa “goliardata” rientra in questi fenomeni.
Luigi Pignatelli, presidente di Arcigay Taranto