Ecoreati o reati a norma di legge? Ancora a Taranto non è chiaro cosa preveda questa nuova normativa nazionale varata di recente, o forse si. Sicuramente si tratta di una legge piuttosto ambigua che, oltre a compromettere il più grande processo della storia per disastro ambientale, viaggia in netto contrasto con una direttiva della Comunità Europea, precisamente la direttiva 99/2008.
A discuterne e a farlo presente alla commissione europea, sono l’avvocato Nicola Russo per Taranto Futura e Alessandro Marescotti per PeaceLink in una conferenza stampa. “E’ una legge fatta male” rimarca più volte Marescotti. Vi è un netto contrasto tra la direttiva europea 99/2008 e quella nazionale 68/2015. L’avvocato Russo spiega che che il diritto penale italiano non prevede il rapporto tra il diritto penale stesso e un atto amministrativo. In effetti, il codice penale italiano giudica in ordine ad un comportamento, ad un atto illecito, azione o omissione. Con questa nuova legge invece, pare che punti ad accostare la questione ambientale ad un atto amministrativo.
Ed è proprio questo il punto che lascia perplessi, in quanto questo passaggio non è ammesso in primis dal codice penale, in secondo luogo non è ammesso dall’Unione Europea attraverso la direttiva 99/2008, la quale prevede l’atto illecito, dunque penalizza il comportamento dell’uomo senza prendere in considerazione l’atto amministrativo.
Facendo due calcoli dunque, se il giudice dovesse attenersi alla recente normativa nazionale, il processo più grande della storia per disastro ambientale, ‘Ambiente svenduto’, rischierebbe di rivelarsi un grande flop, e il disastro ambientale resterebbe tale ma ‘norma di legge’.
Ma non c’è da stupirsi più di tanto, basti pensare che la fabbrica ancora continua a produrre, a funzionare nonostante i numerosi incidenti avvenuti all’interno; nonostante la comprovata pericolosità delle sue emissioni, grazie alla blindatura di sette decreti divenuti leggi salva-Ilva e motivo di orgoglio per la politica. E qui casca l’asino, perché la nuova legge sugli ecoreati, definisce reato appunto, il disastro ambientale cagionato abusivamente.
‘Abusivamente’, un avverbio alquanto inappropriato, come sottolinea anche Marescotti, tenendo conto che il disastro tarantino è ben regolamentato. “Chi ha fatto questa legge non conosceva o faceva finta di conoscere tutto quello che è successo su Taranto”, sostiene Marescotti, e non ne ha poi tutti i torti se pensiamo che a Taranto è stata fatta produrre l’Ilva grazie a sette leggi e tutto quello che avviene rischia di essere considerato non abusivo e a norma di legge. Per non parlare della situazione degli impianti, in cui proprio di recente un 35enne è stato coinvolto in un terribile incidente che lo ha visto trasformarsi in una torcia umana, e che ora lotta tra la vita e la morte. Un incidente avvenuto all’interno di impianti che funzionano in base alle leggi salva Ilva. Dunque arrivati a questo punto, cosa dovrebbe fare il legislatore? Secondo Russo, il GUP dovrebbe valutare tutta la situazione e di fronte a questa anomalia giuridica che è evidenziata dalla 99/2008, il giudice dovrebbe disapplicare la norma nazionale, ovvero la 68 del 2015, e applicare la norma più favorevole e più logica che è quella prevista dalla direttiva 99/2008. Non c’è alternativa, se si vuole tutelare l’ambiente ma soprattutto la salute dei cittadini, e ancora non c’è alternativa se si vuole davvero che chi ha distrutto Taranto paghi. Ma a quanto pare ad essere condannata per disastro ambientale è la città stessa. Dicono bene i proverbi: fatta la legge, trovato l’inganno.