“Non si può non comunicare”. Questo è uno dei più importanti assiomi della comunicazione, quel meccanismo così grande e complesso, spesso sminuito dalla presunzione di chi è convinto o convinta, di influenzare l’opinione pubblica “cu le chiacchier”.
Le chiacchiere intese non come il dolcetto che abbiamo ampiamente gustato nel recente periodo carnevalesco, ma le chiacchiere campate in aria, fritte o al forno, dolci o salate. E’ bene operare una dovuta distinzione tra le chiacchiere dolci o salate. Vogliamo preparare l’opinione pubblica a gustarle, distinguere, e decidere quali di queste preferire, oppure se passare ad un piatto vegan, magari, senza glutine, o prodotti animali. Tra l’opinione pubblica abbiamo anche i vegetariani, stanchi della solita minestra.
Prima di ciò però, vogliamo precisare che l’opinione pubblica non è un insieme di menti standardizzate ad un determinato modo di pensare; tra l’altro non esiste macchina tanto all’avanguardia, da poter modificare la mente umana e far pensare ciò che ci pare a chi vogliamo. Non esiste una macchina, ma a sostituire questa, ci sono i mezzi di comunicazione politici, capaci di scatenare guerre, scoprire nuovi pianeti, piantare nuovi generi di alberi mai visti prima, risolvere il problema della fame nel mondo; liberare la Palestina; far ragionare Putin, far cadere gli autobus dal cielo; accollarsi il debito pubblico; rendere credibile Renzi; risolvere il problema della disoccupazione.
Ecco, tutto questo è possibile. Ma solo per loro, e per quella fetta di opinione pubblica oramai radicata con tali ragionamenti, e fissata lì, “perché così è”. I tuttologi. Certo, poi ci sono i tuttologi, che hanno a portata di mano la soluzione a tutto. Quelli che “Se ci fossimo stati noi, sarebbe stato tutto diverso”, e allora mi chiedo, dove siete stati tutti questi anni? E quando è toccato a voi cosa avete fatto?
Ovviamente, essendo tuttologi, la risposta è lì pronta: è sempre colpa di qualcuno che è stato prima di loro, oppure colpa di qualcuno che è andato dopo e ha distrutto tutto. Sempre distruzione insomma, sempre morte. Sempre le solite cose. Se qualcosa è stata fatta non si apprezza, se non è stata fatta si millanta. Se propone tizio dice bugie; se propone caio bisogna crederci; se propone sempronio “no da’ denzij a cur”.
Questa è la comunicazione politica. Quella comunicazione che infrange l’assioma più importante della stessa. Non comunica. E perché non comunica? Perché parla, parla, e non dice niente. Perché bada a come è stata fatta e da chi è stata fatta la cosa, senza parlare del beneficio che la cosa stessa ha portato, o del semplice fatto che prima non c’era e adesso c’è. E per “cosa” non intendo solo le opere pubbliche, tra quelle che magari prima non c’erano e oggi ci sono; intendo anche le proposte, quelle che prima mai nessuno ha fatto e oggi ci sono. Bene, secondo me la vera partita, e lo dico chiaramente, senza problemi, si giocherà tra chi qualcosa ha fatto e chi qualcosa di sensato ha detto.
Del resto, altre proposte sono anche arrivate: nomi, e poi nulla.
Per onestà intellettuale, e con me stessa prima di tutto, sono convinta che non si possa dire assolutamente che nulla sia stato fatto dall’attuale amministrazione al comune di Montemesola. Non so e non voglio entrare (per ora) nel merito di come le cose siano state fatte, però non solo l’orecchio dev’esser allietato, ma anche l’occhio. Ed io ci vedo abbastanza bene, anche se, tutto quello che si fa non è mai abbastanza.
Il 31 maggio torniamo al voto. Quindi prepariamoci tutti, a sentirne delle belle e delle brutte, anche se io spero in un confronto sano, senza colpi bassi, e ahimé spero male, poiché si è partiti già col piede sbagliato. Falsi profili facebook, puntualizzazioni varie, offese gratuite, tuttologi funghetti che escono all’improvviso (ma qui è la pioggia); scontri, screzi e chi più ne ha più ne metta. Il tempo è un elemento preziosissimo, che se fossi io al posto dei candidati tutti, utilizzerei per proporre e non per abbaiare.
Ricordate, cara opinione pubblica, che il cane se bastonato, ringhia.
E in ultimo, mi rivolgo ai futuri e ufficiali candidati, che mi ripeto come ho detto più volte, sono tutti rispettabilissimi. Io come tanti, vi ascolterò, parlerò di voi e di ciò che direte in qualità di corrispondente per i giornali per i quali scrivo, in maniera obiettiva e puntuale come ho sempre fatto, a prescindere dalle mie simpatie; vi criticherò positivamente e negativamente come cittadina su questo mio spazio personale, e vi chiedo, anzi vi invito a preparare le vostre dimissioni anticipatamente, da presentare nel momento in cui, eletti, non rispetterete neanche un punto di quelli che andrete a proporre o state proponendo. Le telenovelas sono passate di moda e quelli che si nascondono per non far vedere da che parte stanno, sono rimasti in pochi. Per quanto riguarda i tuttologi di turno, non si devono demoralizzare. Qualcuno di buon cuore li considererà per l’intrattenimento. Anche ridere fa bene alla politica.