#JeSuisCharlie. E’ apparso su bacheche dei social network, su manifesti, muri, magliette. E’ apparso ovunque. Sulla bocca e le tastiere di molti, tutti guerrieri della libertà vilipesa dalla violenza. La forma più crudele di censura, quella con il sangue. Eppure, i vignettisti del Charlie Hebdo sono morti per la libertà. Quella libertà che considerata blasfema, ha scatenato l’ira degli esecutori. Comunque sia, blasfemia o non blasfemia, la violenza non è giustificata. Figuriamoci la morte.
Finché le vignette (che siano quelle del Charlie Hebdo o altro) hanno rappresentato Maometto, in squadra tutti, quasi in maniera sincronizzata, hanno spezzato una matita diventando Charlie, quel Charlie colpito nella libertà di potersi esprimere senza temere ritorsione alcuna. Tutti all’improvviso, siamo diventati rispettosi dell’opinione altrui e della libertà di espressione. “Ammirevole”, direbbe Severus Piton nella saga di Harry Potter. Ma quanti sono davvero Charlie? Si è Charlie solo quando la satira riguarda Maometto, piuttosto che un politico o altro? Ma cosa succede quando la satira riguarda la religione cattolica? Premesso che il credo religioso di ognuno va rispettato, la dea coerenza vorrebbe che l’indignazione, se deve esserci, deve valere per tutto. E con questo non si sta di certo giustificando l’ira delle bestie che hanno cagionato la strage di Parigi. Con questo si vuole semplicemente intendere, che tutti i “Charlie” che si sono definiti tali, e che hanno spezzato la matita per la libertà di satira, devono accettare la satira alla stessa maniera. Cattolici convinti si sono scandalizzati, indignati se non addirittura schifati, vedendo vignette satiriche raffiguranti la chiesa; gli stessi circa un mese fa, scrivevano #Jesuischarlie. Persone comuni, sempre promotrici del tanto digitato hashtag, risentono di opinioni in contrasto con il loro modo di vivere; risentono di modi fare differenti dai loro; puntano chi vive la vita in maniera diversa; chi non la pensa allo stesso modo; chi per orgoglio e dignità resta sui suoi passi nonostante l’essere stato additato. Più che orgoglio e dignità si tratta di coerenza. La stessa che non tutti i sedicenti Charlie hanno dimostrato di avere. La libertà di pensiero, di espressione, di stampa, è sacra. Sacra quanto una religione per i credenti. Sacra quanto Maometto per un musulmano; sacra quanto Dio per un cattolico. E se questa libertà esiste, si presume che le persone siano intelligenti e aperte. Il confine tra la satira e la blasfemia vera e propria è molto sottile, così come è sottile quello tra l’indignazione, bigottismo e ipocrisia. La chiave di lettura è l’apertura mentale. Non promulghiamo pace e amore se non siamo sicuri. Prima di dire che siamo Charlie, assicuriamoci di non essere ipocriti. Siamo liberi, non ipocriti.
#JeSuisLibre
#JeNeSuisPasUnHypocrite