Dopo anni di inerzia, finalmente sul futuro dell’ILVA si comincia a muovere qualcosa di concreto: sia che il colosso siderurgico venga acquisito da imprenditori privati, sia che ritorni ad essere “statalizzato”, l’ANMIL di Taranto plaude comunque all’impulso che, nelle ultime settimane, si registra su una questione fondamentale per il futuro dell’intera comunità jonica.
Da tempo, infatti, l’ANMIL di Taranto denuncia che, all’interno dell’ILVA, negli ultimi anni la sicurezza si è ridotta anche a causa del disagio psicologico che tutti i lavoratori vivono per l’incertezza del loro futuro occupazionale: quando si svolgono lavori impegnativi in condizioni disagevoli, come quelli svolti spesso su impianti industriali, bisogna avere la massima concentrazione e la mente sgombra da pensieri immanenti, come quelli sul futuro della propria famiglia, sulla possibilità di continuare a pagare il mutuo o di far proseguire al meglio gli studi dei figli.
L’ANMIL ritiene perciò fondamentale che, nei piani industriali di chi gestirà in futuro l’ILVA, sia esso privato che pubblico, siano previste adeguate risorse per la sicurezza dei lavoratori e per l’ambientalizzazione degli impianti.
Da un lato è necessario aumentare gli sforzi per ridurre il più possibile gli incidenti sul lavoro, e da un altro si deve procedere con la massima celerità agli interventi di ambientalizzazione degli impianti che, è sotto gli occhi di tutti, le diverse gestioni commissariali non hanno portato avanti come si sarebbe potuto e dovuto.
L’inquinamento che lede il territorio tarantino, infatti, oltre che tutti i cittadini di Taranto e del suo hinterland, colpisce in prima battuta proprio i lavoratori dell’ILVA e dell’indotto che, per otto ore al giorno, sono costretti a respirare polveri, fumi e vapori.
Chi acquisirà l’ILVA dovrà capire, una volta per tutte, che i polmoni dei lavoratori del siderurgico non sono di acciaio!
Emidio Deandri
Presidente ANMIL Taranto