Riceviamo e pubblichiamo
Il barometro del Terzo Settore in generale a livello nazionale, e a Taranto in particolare, segna “bel tempo”, nonostante la crisi e i tagli che nel nostro Paese hanno colpito anche il welfare.
È il dato principale scaturito dal seminario “Gli attori del Terzo Settore. Cooperative sociali, imprese sociali, associazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale” tenutosi nel pomeriggio di oggi – lunedì 24 marzo – presso la Camera di Commercio di Taranto, una iniziativa organizzata insieme da Confcooperative, Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili e Centro Servizi Volontariato di Taranto, con il patrocinio della Camera di Commercio di Taranto.
L’iniziativa rappresenta una delle tappe di un più ampio percorso di collaborazione che, nei prossimi mesi, vedrà gli enti organizzatori portare avanti insieme ulteriori iniziative di approfondimento sui temi legati al Terzo settore.
Aprendo i lavori Carlo Martello, presidente del CSV Taranto, ha sottolineato come, a fronte di una straordinaria capacità del Terzo settore di riuscire a superare ostacoli di ogni genere che quotidianamente incontra per svolgere le proprie attività nel sociale, spesso coadiuvando – se non proprio sostituendo – in molti settori il “pubblico”, si deve registrare una scarsa propensione della burocrazia a sostenere questi sforzi, quasi che venga visto con “diffidenza” un settore che, per riuscire ad essere più vicino ai problemi e a chi vive un disagio, è naturalmente portato a muoversi con maggiore dinamicità.
Nell‘occasione il Centro Servizi Volontariato di Taranto – presenti il direttore Camilla Lazzoni e Anna Lucia Brunetti dell’Area assistenza tecnica – ha colto l’occasione per presentare le prime rilevanze della ricerca sul volontariato locale, realizzata “intervistando” 98 associazioni di volontariato di Taranto e provincia, un campione significativo (il 25%) delle circa 400 associazioni del territorio jonico.
In generale le organizzazioni di volontariato joniche sono ben strutturate con una organizzazione interna che riesce a gestire adeguatamente le attività, un dato molto positivo, mentre pochissime associazioni (l’11%) ricorre a personale remunerato.
Più della metà dei volontari si impegna per oltre cinque ore alla settimana, garantendo così un apporto sufficientemente continuativo alle attività; gran parte dei volontari sono adulti (il 50% ha un età compresa tra i 35 e i 64 anni); la parità di genere è garantita con una equa ripartizione dei volontari tra i due sessi e, inoltre, c’è un adeguato turn over dei volontari nelle associazioni.
Note dolenti vengono dalle risorse: pochissime associazioni di volontariato hanno una sede propria, e anche quelle che l’hanno quasi sempre la condividono con altri organismi; il 65%, inoltre, dispone di un budget annuo inferiore a 10.000 euro che proviene prevalentemente dall’autofinanziamento.
In generale il volontariato locale dimostra comunque una buona vitalità: negli ultimi due anni, infatti, solo il 5% ha ridotto le sue attività, mentre il 38% sta realizzando anche progetti che, in gran parte dei casi, prevedono una partnership tra più soggetti di diverso tipo.
I settori più “gettonati” sono l’assistenza sociale (45%) e l’area sanitaria (20%), mentre percentuali minori interessano le altre aree di intervento come ambiente, cultura e protezione civile.
Positivi anche i dati che riguardano il Terzo settore a livello nazionale: negli ultimi dieci anni, infatti, ha registrato un crescente trend positivo. Il recente Censimento del non profit ha fornito una “fotografia” di un settore caratterizzato da grande dinamicità: nell’ultimo decennio in Italia gli enti non profit sono aumentati del 28%, una percentuale che in Puglia si attesta al 24,5%.
Il Censimento mostra un non profit italiano costituito principalmente da associazioni non riconosciute (66,7%) e riconosciute (22,7%), seguite dal cooperative sociali, fondazioni e istituzioni con altra forma giuridica, rappresentate principalmente da enti ecclesiastici, comitati, società di mutuo soccorso, istituzioni sanitarie o educative, i cui ambiti di attività prevalente risultano essere quello della cultura, sport e ricreazione e quello dell’assistenza sociale.
I lavori sono stati chiusi dall’intervento della dottoressa Angela Cafaro che ha approfondito il tema “Cooperative sociali e impresa sociale: aspetti normativi e fiscali”.
Addetto stampa CSV Marco Amatimaggio