E’ un onore riportare su questo blog, una chiacchierata (chiacchierata perché l’intervista uscirà in un articolo su Vivavoceweb) con un’attrice tarantina di grande spessore e conosciuta a livello nazionale. Stiamo parlando di Anna Ferruzzo, conosciuta anche per aver interpretato la mamma di Tiziano nel film “Marpiccolo”. La scelta di intervistare Anna Ferruzzo parte dal ruolo che la stessa ha interpretato nella fiction “Braccialetti Rossi” andata in onda su rai 1. Una fiction che ha fatto molto riflettere, e che ha avuto quali principali protagonisti, ragazzi che hanno costruito qualcosa di magico all’interno di un ospedale. Un ospedale si, quella casa incerta e sospesa tra speranza e disperazione, se consideriamo che due dei protagonisti Leo (Carmine Buschini) e Vale (Brando Pacitto) hanno fatto i conti a 17 anni con un tumore, mentre Davide (Mirko Trovato) a 14 anni è morto nel corso di un intervento al cuore, per un arresto cardiaco. La fiction è stata girata in Puglia, a Fasano. E a me è venuta in mente Taranto. Mi è venuta in mente l’Ilva. Mi è venuta in mente una bambina che pochi giorni fa non ce l’ha fatta a causa di questo brutto male. Mi è tornata in mente la questione dei 15 defibrillatori donati al 118 (ne abbiamo parlato nei giorni scorsi se ricordate) per contrastare l’arresto cardiaco improvviso. Mi sono venute in mente le famiglie che lottano e sperano ogni giorno. Ho sentito il bisogno dunque, di chiedere ad una tarantina, cosa ha provato interpretando il ruolo di medico in questa fiction, se pur per poco, ma conoscendone bene lo svolgimento. Anna ci dice che la scelta della location è stata casuale da parte dei produttori e che il suo pensiero è fisso a Taranto al di là del tema della fiction nella quale recita. “La fiction ha preso molta gente, ed ha insegnato molto ai più piccoli. Lo vedevo attraverso mio nipote di 9 anni, che con la sedia da scrivania, imitava gli attori in carrozzina” spiega la Ferruzzo e prosegue “vedere bimbi malati, provati e paradossalmente pieni di vita, insegna che la speranza non va mai abbandonata. Ho vissuto personalmente il dramma. Anche nella mia famiglia ci sono state vittime”. Per l’attrice Taranto è presente ovunque. “Vent’anni fa parlare di Ilva come fonte inquinante equivaleva a rischiare un linciaggio” dice la Ferruzzo “Adesso si ha la consapevolezza. Nessuno però dice che quegli impianti, se non messi a norma, prima o poi chiuderanno”. La Ferruzzo ci parla di Taranto come una città presa in giro. “Si ha la consapevolezza di quanto sia drammatica la situazione quando la malattia colpisce un bambino. Quella è la peggiore delle forme in cui la realtà si manifesta”. Nella fiction oltre al lato drammatico, è emersa una delle ricchezze che possono davvero portare l’uomo ad affrontare tutto con maggiore coraggio: l’amicizia e l’unità tra questi ragazzini. L’unità di cui anche Taranto ha bisogno di avvalersi, e a tal proposito Anna Ferruzzo ci racconta che ad ogni suo ritorno a Taranto, in cui vive tutta la sua famiglia, trova le nuove generazioni più sveglie e più attente alla tematica. Ci racconta della manifestazione tenutasi a Taranto lo scorso 1 maggio “Io c’ero perché volevo assolutamente esserci. E i giovani di Taranto quel giorno, hanno lanciato un segnale forte a tutta l’Italia, in occasione della festa dei lavoratori, proprio in una città in cui per lavorare si muore”. L’attrice ci spiega che molto spesso la rinascita passa attraverso cose che agli occhi dei “più” sembrano secondarie. “Io mi auguro che questo momento drammatico possa fungere da stimolo. Anche dal punto di vista culturale”. Anna ha interpretato, seppur piccolo, un ruolo in una fiction particolare, con un tema che a Taranto è reale, nonostante le scelte della location da parte dei produttori non abbiano nulla a che vedere con la città. Tante storie che si intrecciano, legami che nascono, e un’unione che fa davvero la forza nelle avversità. E quando tutto sembrava perduto, il risveglio di “Rocco”, uno dei piccoli protagonisti in coma da otto mesi, ma per il quale la speranza non ha mai cessato di esistere. E Taranto si può risvegliare? Cosa vuole dire Anna Ferruzzo ai suoi concittadini? “Vorrei dire alla mia città di svegliarsi, e che ha dimenticato che prima di lavorare bisogna stare bene”. La speranza esiste solo nei film? O davvero bisogna insistere? “Bisogna avere fiducia e non perdere mai la speranza. Anche di fronte al peggio, soprattutto in una città come Taranto”, perché in una città come Taranto è sempre importante raccontare che nella malattia si può guarire.
Sul blog posso…. 🙂 Forza Taranto…. WATANKA!!!
Elena Ricci